Foggia, 24 gennaio 2023 - Violenze e abusi su 25 pazienti psichiatrici ricoverati nella struttura socio sanitaria Don Uva di Foggia. Con queste accuse sono state arrestate 15 persone tra operatori sanitari, infermieri e ausiliari e altrettante sono state raggiunte da misure cautelari (obbligo di dimora e divieto di avvicinamento alle vittime). Gli accertamenti proseguono.
Gli arresti
Ecco le misure: 7 persone sono finite in carcere, 8 agli arresti domiciliari, 13 sono i divieti di dimora con contestuale divieto di avvicinamento e 2 i divieti di dimora. Le vittime sono tutte ospiti del reparto femminile del Don Uva, struttura socio sanitaria ribilitativa.
L'indagine dei carabinieri
L’indagine, coordinata dalla Procura di Foggia, è stata condotta dai carabinieri Nucleo Investigativo e del Nas. Pesantissime le accuse: maltrattamenti aggravati, sequestro di persona, violenza sessuale, favoreggiamento personale verso 25 degenti in condizioni di incapacità e o di inferiorità fisica o psichica ricoverate nel reparto femminile di psichiatria di lunga degenza, tutte tra i 40 ed i 60 anni. Le indagini sono state avviate la scorsa estate. Perquisiti, oltre alle abitazioni dei 30 indagati, anche gli uffici ed i locali della struttura sanitaria oggetto di indagini. I vertici della struttura non risultano indagati.
"Ti uccido di mazzate"
L'indagine è stata supportata da intercettazioni audio e video. Il quadro che ne esce è un viaggio nell'orrore. Si legge nell'ordinanza: "Umiliazioni, percosse, minacce, ingiurie e molestie" sulle degenti, "approfittando della loro età avanzata e delle documentate patologie che ne ostacolavano la privata difesa, in virtù delle quali erano state tutte dichiarate invalide civili e/o portatrici di disabilità ai sensi della legge n. 104/1992. In particolare, sistematicamente tenevano nei confronti delle persone offese condotte quali, tra le altre: le percuotevano afferrandole per i capelli e per il corpo e colpendole al volto e sul corpo con schiaffi, pugni, spinte, scuotimenti e strattonamenti e a volte trascinandole per i corridoi; le minacciavano con frasi quali, tra le altre: "Ma che sei convinta che stanno le te/ecamere? ... io ti do in fronte.... io ti do in fronte ... io ti uccido di mazzate"(...); "dammi un lenzuolo, fammela attaccare"; "Vuoi vedere che ti spacco la mazza in testa?"; "mo’ ti devo chiudere nella stanza"; "ti butto di sotto”; “ti devo spezzare il braccio”.
"Hanno continuato anche dopo aver visto le telecamere"
Sempre l'ordinanza fa luce su un altro aspetto incredibile: "Nonostante i sospetti da loro nutriti circa le indagini fin quasi dall'inizio delle intercettaz!oni, gli indagati - come si vedrà - hanno tenuto tante e tali condotte aggressive nei confronti dei degenti della struttura da imporre comunque di qualificare anche solo i comportamenti registrati nel corso del monitoraggio come gravissime forme di maltrattamento di soggetti vulnerabili. Persino dopo la scoperta delle telecamere gli indagati hanno tenuto condotte penalmente rilevanti, amhe se con minore frequenza e intensità: ad ogni modo, comunque, nell’esaminare le condotte contestate agli indagati occorre sempre tenere presente che il vero standard dell’aggressività sfogata sulle persone offese è quello desumibile dalle captazioni poste in essere prima dei consolidarsi dei sospetti circa le indagini".
Le parole dell'Aiop Puglia
Aiop Puglia, associazione dell’ospedalità privata della regione, esprime "piena fiducia nella magistratura, in merito all’inchiesta sui maltrattamenti e violenze ai danni dei pazienti della struttura associata, il Don Uva di Foggia". Aiop sottolinea in una nota "l’atteggiamento collaborativo dei vertici della Rsa, nella persona dell’ad, l’avvocato Luca Vigilante e dell’amministrazione, che hanno sempre operato per tutelare i pazienti, rendendosi disponibili alle richieste degli inquirenti. Dirigenza che una volta emessi i provvedimenti cautelari ha provveduto a sospendere le persone coinvolte. Aiop esprime altresì sconcerto per la vicenda, in un momento di grande difficoltà della sanità regionale, alle prese con la cronica carenza di offerta di cure".