Mercoledì 12 Febbraio 2025
GABRIELE MORONI
Cronaca

Fine vita, Beppino Englaro sulla legge della Toscana: “È un nuovo diritto”

Il padre di Eluana: “La Chiesa cattolica ha il Vangelo, noi la Costituzione”

Lecco, 13 febbraio 2025 – Si chiama Beppino Englaro. Vive a Lecco. Nelle cronache come nella memoria popolare è “il padre di Eluana”. Un padre e la sua lunga, estenuante battaglia perché fosse rispettata la volontà che la figlia aveva lucidamente espresso: davanti al suo amico Alessandro, in coma dopo un incidente, aveva dichiarato chiaramente che se si fosse trovata, avrebbe detto “no grazie” all’offerta terapeutica e “lasciate che la morte accada”. Due poli temporali: il 18 gennaio 1992, data dell’incidente che fa sprofondare Eluana nel buio; il 9 febbraio 2009, il giorno della sua morte, in una clinica di Udine. Diciassette anni e ventidue giorni: una vita non vita.

Beppino Englaro, classe 1947
Beppino Englaro, classe 1947

Beppino Englaro, la Toscana, prima Regione in Italia, ha approvato la legge sul suicidio assistito.

“Questo è un nuovo diritto. Non si deve fare confusione. Quello di Eluana di rifiutare le cure, finita l’urgenza-emergenza, era un diritto costituzionale, fondamentale, che non ha niente a che fare con l’eutanasia. La Cassazione lo ha finalmente riconosciuto con la famosa sentenza del 16 ottobre 2007. Dopo 5.750 giorni, quindici anni e nove mesi. La Cassazione ha stabilito che nessuno può decidere né al posto né per un altro, ma deve decidere ‘con’. Noi abbiamo dato voce a nostra figlia che non poteva fare sentire la sua, ma che aveva manifestato ben chiara la propria volontà. La Cassazione ha detto anche che, terminata l’emergenza, va ristabilito il dialogo medico-paziente”.

In quest’ottica la legge della Regione Toscana sul suicidio assistito è punto fermo, uno snodo importante.

“È chiaro che con il tempo si creano nuove situazioni, i cittadini maturano nuovi diritti e li rivendicano. Se penso a quelli a cui siamo andati incontro, posso immaginare quali e quanti ostacoli si frapporranno in queste nuove situazioni. Ma la vicenda di Eluana, anche se diversa, ha fatto capire che c’era una strada aperta per richiedere questi diritti. Nuovi diritti che vanno codificati a livello nazionale. L’azione delle Regioni è importante. Le Regioni raccolgono le esigenze, le istanze dei cittadini e le portano avanti. In sostanza dicono al Parlamento: ‘Se non legiferi tu, lo faccio io e vado incontro a ciò che chiedono i cittadini. Ma tu, Parlamento, devi legiferare’. Dopo la nostra battaglia per Eluana è stato così. La Corte Costituzionale ha già indicato il Parlamento, che, finora, non ha risposto, come non rispose allora. È il Parlamento che deve dare una risposta ai cittadini sulle loro nuove istanze”.

Il cardinale Paolo Augusto Lojudice, presidente della Cei, ha detto: “Sancire con una legge regionale il diritto alla morte non è un traguardo, ma una sconfitta per tutti”.

“Massimo rispetto per le opinioni di tutti e per la libertà di esprimerle. La Chiesa ha il Vangelo, noi abbiamo la Costituzione. La carta costituzionale è il nostro Vangelo. Perché ostacolare i diritti dei cittadini?”.