Venezia, 23 settembre 2024 – Sarà un processo lampo quello a carico di Filippo Turetta per l'omicidio di Giulia Cecchettin. I giudici hanno accolto l'accordo tra la procura e la difesa di non sentire nessun testimone, dando 'per buono' tutto quanto emerso nelle indagini e confluito nel fascicolo della procura. Sì unanime anche all'esame dell'imputato. La conseguenza è un calendario sprint di 4 udienze tra l'ascolto di Turetta, la requisitoria, l'intervento delle parti civili e l'arringa finale. La sentenza, come comunicato dalla Corte, dovrebbe arrivare il 3 dicembre.
“Il processo è sulle responsabilità personali. È un processo non al femminicidio, ma solo a Filippo Turetta”. È iniziato così la prima udienza per l’omicidio di Giulia Cecchettin, la 21enne di Vigonovo ammazzata a coltellate e poi abbandonato in un dirupo a centinaia di km di distanza dall’ex fidanzato. La famiglia Cecchettin chiederà a Turetta “un milione di euro” di risarcimento. Papà Gino: “Non voglio vendetta, ma un processo giusto”.
Il calendario delle udienze
Due le date 25 e 28 ottobre per l'esame dell'imputato, altre due – il 25 e il 26 novembre – per la discussione delle parti e il 3 dicembre per possibili repliche e verdetto.
Turetta assente, l’avvocato: “Ci sarà”
Grande assente in aula l’imputato. Ma il suo difensore assicura: “Filippo Turetta verrà in aula e e sarà pronto a rispondere a tutte le domande anche per onorare la memoria di Giulia. Ho suggerito io di non esserci oggi”. Lo ha detto l'avvocato Giovanni Caruso, rispondendo alla domanda se l'imputato per l'omicidio di Giulia Cecchettin si presenterà nel corso del processo per l'omicidio Cecchettin davanti alla Corte d'Assise di Venezia. I Comuni di Vigonovo (dove viveva Giulia) e Fossò (dove è stata uccisa) si sono costituiti parte civile.
In accordo tra le parti, il processo a Filippo Turetta si avvarrà del fascicolo con l'acquisizione delle prove prodotte dal pm e della sola testimonianza dell'imputato. Esaurita la discussione, si andrà quindi a sentenza. Il collegio giudicante, presieduto da Stefano Manduzio, ha escluso dalle parti civili i due comuni di Fossò e Vigonovo e le associazioni a tutela delle donne.
In pratica, delle 12 parti civili rimangono il padre Gino, i fratelli Elena e Davide, la nonna e lo zio. Il collegio si è quindi riunito in camera di consiglio per deliberare e stendere il calendario delle udienze.
Un milione di euro per Giulia
“Un milione di euro è quanto abbiamo stimato possa essere un rimborso che Filippo Turetta dovrà alla famiglia di Giulia”. Lo ha detto l'avvocato Nicodemo Gentile, che tutela la parte civile Elena Cecchettin, sorella di Giulia. “La stima – ha precisato il legale – si basa sulle tabelle della
Giustizia”.
"Giorno di grande dolore”
“Non so se ci sarò alle prossime udienze”, ha detto Gino Cecchettin a margine della prima udienza processo per l'omicidio premeditato della figlia. “Oggi è un giorno di grande dolore – ha aggiunto – come tutti gli altri giorni del resto. Stamattina a casa non ho parlato del processo, ho salutato tutti come ogni giorno e sono venuto qui”, dove “sono sicuro che il diudice e il collegio sapranno ben giudicare quanto è successo con la pena giusta che sarà stabilita dalla giuria”.
“Non mi interessa – ha quindi proseguito – se sarà un processo veloce o lungo, anche se per me è uno stillicidio, non sto assolutamente bene: ogni giorno penso a Giulia”. Alla domanda di come reagirebbe se dovesse incrociare lo guardo con Filippo Gino ha detto: “Non temo la sua presenza in aula, se verrà sarà una scelta sua, nulla di più”.
“I Turetta non li sento da tempo – ha poi raccontato – non c'è rancore, tutti abbiamo le nostre colpe. Se mi scrivono io rispondo sempre. L'ultima volta che li ho sentiti risale a molto tempo fa, quando sono uscite le indiscrezioni sull'interrogatorio di Filippo in carcere. Ora porto avanti la battaglia che ha iniziato mia figlia Elena – ha concluso Gino – con la Fondazione che si basa sui valori di Giulia”.
Papà Gino: “Non voglio vendetta, sia un processo giusto”
“Non ho paura di un confronto con Turetta, perché dovrei? Il danno ormai lo ha fatto. È una sua scelta esserci o non esserci in aula, non sta a me giudicare. Io a Filippo Turetta non avrei nulla da dire”. Lo ha detto Gino Cecchettin, papà di Giulia, in una pausa del processo – davanti alla corte d'Assise di Venezia – che vede imputato per omicidio l'ex fidanzato Filippo Turetta.
“Non mi auguro nessuno tipo di vendetta o di favore sono sicuro che i giudici decideranno al meglio. Ho piena fiducia nelle istituzioni, la pena che decideranno i giudici sarà quella giusta”, ha continuato. “Essere qui rinnova il mio dolore, oggi non sto sicuramente bene e non c'è giorno che non pensi alla mia Giulia. Oggi esserci è atto dovuto e di rispetto nei confronti della corte, poi deciderò di volta in volta. Mi auguro che sia un processo giusto”.
La nonna di Giulia: “Era sempre allegra, ricordatela così”
“È giusto che ci sia la giustizia, ma non chiedetemi che pena mi aspetto: non sono un giudice e non intendo giudicare nessuno. Forse sarebbe stata giusta la presenza di Filippo Turetta, io sarei stata presente nonostante tutto, ma è quello che penso io”. Lo afferma Carla Gatto, nonna di Giulia Cecchettin, in una pausa del processo, davanti alla corte d'Assise di Venezia, che vede alla sbarra l'ex fidanzato accusato di omicidio.
“Giulia era molto gioiosa, era sempre allegra: ricordatela così. Il nostro pensiero va sempre alla nostra bambina, poi si deve tirare avanti e si deve vivere”, conclude la donna che si è costituita parte civile nel processo.
Il procuratore: "Non è uno studio sociologico”
“Sarebbe grave se Filippo Turetta oggi non abbia partecipato all'udienza a causa della pressione mediatica". È la considerazione del procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, in una pausa della prima udienza del processo a carico del giovane reo confesso dell'omicidio di Giulia Cecchettin. “Il processo serve ad accertare responsabilità personale – argomenta il magistrato – e non è un processo contro il femminicidio, ma a un singolo soggetto che si chiama Turetta e deve rispondere di un fatto che gli è contestato. Non è uno studio sociologico, ma l'accertamento di una singola posizione”.
Vigonovo e Fossò si costituiscono parte civile
Il presidente della Corte d'Assise di Venezia, Stefano Manduzio, e i giudici del collegio si sono ritirati in camera di consiglio per deliberare sulla costituzione delle varie parti civili nel processo contro Filippo Turetta. Oltre alle parti civili rappresentate dai familiari di Giulia Cecchettin, il padre Gino, lo zio, la nonna, i due fratelli della ragazza, Elena e Davide, hanno chiesto di essere iscritte le associazioni Penelope, Differenza donna, Punto Ups, Prevenzione Marianna e ‘I care you care’, oltre ai Comuni di Vigonovo, dove Giulia viveva, e di Fossò, dove è avvenuto l'omicidio.
Il collegio giudicante
Il collegio giudicante è formato da sei uomini, tra cui il presidente, e quattro donne, tra cui la giudice a latere. Giovanni Caruso, legale di Turetta, ha chiesto che vengano respinte come parti civili tutte le associazioni perché, ha spiegato, “il processo non può diventare un vessillo di questi soggetti”, ed ha aggiunto di non capire “la ratio della costituzione dei due Comuni”.
La situazione
A dieci mesi dal femminicidio di Giulia Cecchettin, ha inizio il processo a Filippo Turetta, reo confesso per il delitto e accusato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere, porto d'armi e sequestro di persona. Il 22enne rischia l’ergastolo.
Ma nell’aula della Corte d’assise di Venezia oggi non ci sarà: il suo team legale vuole evitare una spettacolarizzazione mediatica del processo. Non è neanche detto che parteciperà alle prossime udienze: l’avvocato Giovanni Caruso ha dichiarato questa mattina che “è possibile” che il 22enne non vi prenda mai parte. Assenti anche i genitori di Turetta.
Il processo
É arrivato invece Gino Cecchettin, papà della vittima, che al petto indossa una spilla con l’immagine della figlia e la scritta “Vola in alto Giulia – Noi con te”. Avvicinato dai cronisti presenti, ha dichiarato che parlerà solo “alla fine dell’udienza”.
Dovrebbe trattarsi di un ‘processo lampo’ dall'esito scontato: l’unica incognita sta nello stabilire se ci fosse stata premeditazione o meno. In realtà, per la Procura, i dubbi sarebbero pochi anche su questo fronte: i messaggi inviati da Turetta a Cecchettin e le prove (i coltelli in macchina, i sacchi neri, le ricerche sul web) indicano la progettazione del delitto e della conseguente fuga. Inoltre, i famigliari di Giulia – la sorella Elena, il fratello Davide, lo zio Alessio e la nonna Carla Gatto – chiederanno di costituirsi parte civile, sostenendo un danno d'immagine.
A presiedere la Corte sarà il giudice Stefano Manduzio. Una trentina i testimoni dell’accusa – tra parenti, amici della vittima e investigatori – e uno solo per la difesa, ovvero l'anatomopatologa Monica Cucci, che prese parte all'autopsia di Cecchettin. Nella piccola aula sono ammesse appena 40 persone, metà delle quali sono giornalisti accreditati. Le uniche telecamere ammesse sono quelle della Rai.
Notizia in aggiornamento