Martedì 16 Luglio 2024
LUCA BOLOGNINI, INVIATO
Cronaca

Il piano di Filippo Turetta: il coltello, i sacchi per il corpo e poi il sequestro di Giulia Cecchettin. Si indaga sulla premeditazione

La Procura di Venezia gli contesta omicidio volontario e sequestro. Ma valuta anche l’aggravante. La difesa: l’ex fidanzato non aveva progettato di uccidere

Roma, 21 novembre 2023 – L’ombra del piano. Nei prossimi giorni, soprattutto grazie ai rilievi che verranno eseguiti sulla Fiat Grande Punto e ai primi interrogatori a cui sarà sottoposto Filippo Turetta, la procura (e anche qui bisognerà vedere quale tra Venezia e Pordenone) dovrà decidere se lo studente di ingegneria arrestato sabato in Germania abbia progettato o meno di uccidere l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Un dettaglio molto importante, perché il codice penale prevede l’ergastolo se l’omicidio volontario, reato di cui ora è accusato il giovane di Torreglia, sia commesso con premeditazione. Per ora il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, prende tempo: "Dobbiamo ancora valutare i dati di fatto e questo potrà essere fatto solo dopo gli accertamenti irripetibili".

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin

Per l’avvocato del giovane, Emanuele Compagno, non ci sarebbero elementi sufficienti per stabilire che ci sia stata premeditazione: "Filippo aveva pochi soldi con sé, non aveva aveva un piano. Anche i sacchi neri con cui ha coperto Giulia e il coltello non provano nulla". Ma tutti questi elementi, così come la presenza di una torcia, verranno attentamente vagliati dagli inquirenti prima di prendere una decisione sulla premeditazione. "Ora l’indagato è nella disponibilità della polizia tedesca. Se i tempi dovessero essere lunghi, siamo pronti ad andare a interrogarlo in Germania", spiega Cherchi. Nel frattempo, i reati di cui è accusato Turetta sono sequestro di persona e omicidio volontario con l’aggravante di aver infierito su una persona con cui aveva avuto legami affettivi.

L’autopsia e gli altri accertamenti irripetibili "saranno, in parte, scanditi dai tempi derivanti dagli atti di rogatoria che sono in corso di predisposizione" vista "la presenza in territorio estero dell’indagato". Gli accertamenti – precisa una nota della procura di Venezia – prevedono "la necessaria partecipazione" di Filippo Turetta. "Solo all’esito delle consulenze tecniche e degli ulteriori approfondimenti potrà essere meglio chiarito lo sviluppo dei fatti e quindi il più preciso inquadramento giuridico".

In attesa che la Germania si pronunci sulla richiesta di consegna dell’indagato, arrestato lungo un’autostrada, a 150 chilometri da Lipsia, il pm Andrea Petroni dovrebbe affidare l’incarico per l’autopsia sul corpo della studentessa di Vigonovo. Il medico legale che ha effettuato l’analisi esterna sul cadavere, Antonello Cirnelli, ha rilevato una ventina di coltellate inferte al collo e altre parti del corpo, tra cui mani e braccia della vittima, che ha cercato di difendersi fino all’ultimo. Dall’autopsia si spera di capire a quale ora risalga esattamente la morte della giovane: se al momento dell’aggressione in un parcheggio di un’azienda di Fossò, quando il corpo di Giulia – secondo quanto si vede in un video girato dalle telecamere di sorveglianza – è stata caricato da Filippo nel bagagliaio della sua Fiat Grande Punto, oppure a Piancavallo, dove la giovane è stata gettata in una scarpata vicino al lago di Bàrcis. Un dettaglio più importante di quello che sembra, per una semplice ragione: la provincia in cui è deceduta la ragazza sarà quella che coordinerà l’inchiesta.

Dopo la scoperta del corpo della ragazza in una scarpata a pochi chilometri dal bacino artificiale, l’indagine viene infatti seguita congiuntamente dalle procure di Pordenone e di Venezia. Fino a che non verrà eseguita l’autopsia non sarà quindi possibile stabilire la competenza territoriale dell’inchiesta. Tutto dipenderà dagli esami autoptici, o da un’eventuale confessione di Turetta: se verrà accertato che il decesso è avvenuto dopo l’aggressione ripresa dalle telecamere di sorveglianza di un’azienda di Fossò, il caso resterà a Venezia, che si è occupata del caso fin dai primi giorni. Nel caso in cui, invece, l’omicidio si fosse consumato lungo il tragitto che porta a Piancavallo o lungo la stradina del Pian delle morte (che arriva fino al bacino artificiale) l’inchiesta toccherebbe a Pordenone.

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