Sabato 28 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Femminicidi, le altre vittime: il dramma dei duemila orfani. Tutele solo sulla carta per i figli delle donne uccise

Previsti borse di studio, assistenza psicologica e 300 euro mensili per gli affidatari. Ma burocrazia e mancata formazione del personale frenano l’applicazione della normativa

Roma, 9 settembre 2023 – Li chiamano orfani speciali. Sono i minori – oltre 200-210 all’anno, per un totale di circa 2mila, secondo un report dell’impresa sociale ’Per i bambini’ e di Openpolis – che hanno perso un genitore, e spesso hanno addirittura assistito alla sua uccisione. Si può lenire il dolore, ma è un trauma incancellabile. Quasi sempre hanno perso di fatto entrambi i genitori perché talvolta dopo il femminicidio l’uomo si suicida o comunque finisce in carcere per decenni, quando loro saranno maggiorenni.

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LA LEGGE C’È

L’Italia è uno dei pochi Paesi che ha una legge ad hoc, la numero 4 del 2018, che oltre ad aggravare le pene prevede l’accesso al gratuito patrocinio a spese dello Stato per i figli della vittima, rafforza il loro diritto al risarcimento del danno stabilendo ad esempio la possibilità di sequestro conservativo dei beni dell’indagato e una provvisionale pari ad almeno il 50% del presumibile danno. E poi ne tutela l’eredità, prevede che i figli delle vittime abbiamo diritto ad assistenza medica e psicologica gratuita e che sia privilegiata la continuità delle relazioni affettive affidandoli a parenti fino al terzo grado. La legge è stata poi rinforzata dal decreto 21 maggio del 2020, che ha stabilito un sostegno alle famiglie affidatarie pari a 300 euro a minore, e poi borse di studio e sgravi fiscali del 50% per 3 anni per chi assumerà i figli orfani di crimini domestici.

NORMA INAPPLICATA

Bello, ma troppo spesso è sulla carta a causa della farraginosità delle pratiche burocratiche (gravose specie per famiglie martoriate) e della mancata formazione degli addetti ai lavori (magistrati, forze di polizia, assistenti sociali) e della solitudine nella quale sono lasciati i parenti. Non a caso l’autorità garante dell’infanzia nel 2020 parlò di "carenza di interventi multidisciplinari a sostegno degli orfani e delle famiglie che li accolgono, di prassi unitarie, nonché di un’adeguata formazione degli operatori sociosanitari". Gli orfani speciali restano così troppo spesso invisibili, i loro diritti non garantiti.

SERVE COORDINAMENTO

"La legge – osserva l’avvocato Patrizia Schiarizza, presidente dell’associazione ’Il Giardino segreto’ che nel 2015 fu la prima associazione ad occuparsi degli orfani speciali – è un buon punto di partenza perché per la prima volta c’è un riconoscimento giuridico dei diritti di questi orfani, ma è perfettibile perché l’applicazione è a macchia di leopardo. E comunque le famiglie denunciano che i tempi sono troppo lunghi per quanto riguarda l’erogazione dei fondi, che sono comprensibilmente una delle priorità per le famiglie affidatarie".

"Il problema è che manca un coordinamento degli interventi – prosegue –. La questione numero uno è l’individuazione degli orfani, serve l’istituzione di una banca dati che consenta agli operatori di intervenire, mediante un coordinamento e protocolli chiari, con presa in carico il prima possibile, perché la tempestività è fondamentale. Oggi noi dobbiamo andarli a cercare per dire che ci siamo e che li vogliamo aiutare, ma magari non sempre il caso ci è noto e ci sono aree del nostro paese dove l’intervento non è capillare e così ci sono famiglie devastate dal dolore, che accolgono questi orfani con la massima buona volontà senza sapere come trattarli. Ci vuole assolutamente un coordinamento di emergenza perché le prime ore sono fondamentali. Ci rendiamo conto che è complicato, ma è necessario e urgente farlo".

INTERVENTI TROPPO LENTI

"La legge – osserva Simona Rotondi di ’Per i bambini’ – è largamente inapplicata, perché le famiglie non sono informate dei loro diritti e troppo spesso sono lasciate sole davanti al compito di educare e sostenere i bambini loro affidati. Servirebbe un intervento immediato, dalle prime ore dopo il femminicidio, sulla base di protocolli precisi. Più si tarda, peggio si interviene, più alto è il rischio che si producano danni psicologici importanti. E così quei bambini son vittime due volte". Un ottimo esempio è il lavoro del coordinamento ’A braccia aperte’ che ha selezionato quattro progetti (due al nord, uno al centro e uno al sud) che coinvolgono 4 associazioni capofila (Il Giardino Segreto si occupa del centro Italia) e complessivamente una rete di un centinaio di associazioni, Comuni, scuole, e che è finanziato con 10 milioni di euro dal Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. Il problema è che assiste un centinaio di casi a fronte di 2mila aventi diritto. C’è un problema di scala e, in ultima analisi, di attenzione della politica. Che non è ancora adeguata a produrre risultati per ogni orfano, nessuno escluso.