"Non me la sono cercata". Non ha dubbi Marta (il nome è di fantasia, per tutelare la vittima), la giovane che aveva 17 anni, ma oggi è maggiorenne, quando, secondo le accuse, sarebbe stata coinvolta nei festini a base di sesso e cocaina in una villa a Pianoro, sui colli bolognesi, soprannominata ’Villa Inferno’ per quello che si dice vi accadesse all’interno. Otto persone sono ora indagate a vario titolo per induzione alla prostituzione minorile e spaccio, alcune anche per pornografia minorile. Per sette di loro è stata disposta dal gip una misura cautelare: tre restrittive – carcere per Davide Bacci, 49enne proprietario di Villa Inferno, domiciliari per il politico e ultras virtussino ventisettenne Luca Cavazza e per il parrucchiere cesenate Fabrizio Cresi, 47 anni – e quattro obblighi di firma, per professionisti tra i 45 e i 36 anni.
Per prima cosa, Marta: come sta?
"Sono al mare, cerco di distrarmi. Ho cambiato numero di cellulare e, d’accordo con i miei genitori, ho deciso di rimanere qui finché le acque non si saranno calmate: temo che qualcuno mi odi perché ho denunciato. Ho letto il giornale, ho visto che sui social tanti mi giudicano, dicono che me la sono cercata: a loro rispondo che non è vero. Ero soltanto una ragazzina fragile e insicura, confusa dopo un grave trauma. Mi sono lasciata incantare da chi diceva di volermi bene e che per me ci sarebbe sempre stato. Credevo a tutto quello che dicevano, solo ora capisco che se ne approfittavano".
È stata dura, denunciare?
"Ho cominciato ad allontanarmi da quel gruppo quando ho saputo del video che girava in rete (quello che sarebbe stato girato da Davide Bacci a Villa Inferno, in cui la ragazzina faceva sesso con un’altra donna, ndr). Ho chiesto di toglierlo, altrimenti avrei denunciato. Questo a loro non è piaciuto. Io amavo il basket e ai festini ci andavo con amici tifosi della Virtus. Ecco, dopo le mie proteste mi hanno isolata, non mi consideravano più alle partite. Ho cercato di risolvere, ma poi, dopo le denunce di mia madre che hanno avviato l’inchiesta, ho deciso di seguire anche io quella strada".
Ci racconti dall’inizio: come è entrata nel giro di Villa Inferno?
"Luca Cavazza è stato il primo che ho conosciuto, al Paladozza. Mi ha invitato alla prima festa, poi è diventata un’abitudine: dopo le partite della Virtus, o nel weekend, il ritrovo era lì. Non sapevo che Luca fosse in politica, si è candidato con la Lega quando io mi stavo già allontanando dal giro, ma neppure prima ne aveva mai parlato".
E alle feste, cosa accadeva?
"Si assumeva cocaina. Prima di arrivare lì, l’avevo già provata, una o due volte. Dopo però è diventata una dipendenza. Per me è stata durissima uscire dal circolo. È stato un vero trauma. Sono stata anche ricoverata per una settimana in Psichiatria, all’ospedale, prima del lockdown, perché ho avuto un violentissimo attacco di panico davanti a mia madre. È stato necessario un trattamento sanitario d’urgenza".
C’erano altre minorenni alle feste?
"Non lo so. Io ho portato una mia amica, ex compagna di scuola, ma era già diventata maggiorenne. Le ho fatto vedere l’ambiente, ma quella sera non ci è stato proposto nulla".
Gli indagati sono accusati di averla fatta prostituire in cambio di cocaina. È così che sono andate le cose?
"Io sono esile, una ragazzina. Molti di quegli uomini avevano più di quarant’anni. Non è vero che mi hanno dato 300 euro, tantomeno che mi davano i soldi per andare a farmi le unghie: non ero una disperata, avevo anche un lavoro. Però mi davano la cocaina, questo è vero. Così io non ero lucida, e loro, quando l’assumevano, perdevano la testa. Mi spaventavano e intimidivano. Erano più grandi, avrebbero potuto fare quello che volevano. Per questo non sempre sono riuscita a dire di no".
Li ha rivisti, dopo la sua denuncia?
"Assolutamente no. Non voglio avere più niente a che fare con loro, mi fanno ribrezzo per tutto quello che mi hanno fatto".
E ora, com’è la sua vita?
"Sto pian piano cercando di riprendermi dal trauma e di recuperare i rapporti con la mia famiglia. Solo grazie a loro, soprattutto a mia mamma, ho avuto la forza di parlare. A lei, durante il lockdown, ho raccontato tutto, ora non abbiamo più segreti. I miei temono che questa storia non sia finita qui, ci sarà un ’dopo’ in cui dovrò difendermi da chi mi punterà il dito contro. Io però, intanto, faccio l’adolescente. Mi riprendo quell’anno di vita che mi è stato rubato da quelle persone. Mi iscriverò di nuovo al liceo, a un corso serale. Poi vorrei iscrivermi all’università, magari a Milano, nel settore della moda".