Domenica 6 Ottobre 2024
ALESSANDRO D'AMATO
Cronaca

Ferragni-Balocco, il professore di diritto: "Ora serve una legge. Sanzioni differenziate per numero di follower"

Razzante (Università Cattolica): più trasparenza, partiamo dal modello francese. "Innanzitutto occorre definire chiaramente chi è un influencer e cosa fa"

Roma, 20 dicembre 2023 – “Non è vero che c’è un Far West. Nell’ultimo anno ci sono statti gli interventi di Antitrust e AgCom e l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria ha sanzionato molti influencer per pubblicità occulta. I precedenti non sono leggi, ma funzionano nella tutela dell’utenza". Il professor Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano e fondatore del portale dirittodellinformazione.it spiega che in Italia non siamo all’anno zero: "Un altro esempio sono le regole dell’Agcom per gli influencer sulla pubblicità. In questo modo l’Autorità li ha trattati come se fossero fornitori di servizi audiovisivi, assoggettandoli quindi a tutti i vincoli del caso".

Pubblicità ingannevole. Dopo il pandoro le uova. Nuove accuse a Ferragni, trema l’impero social
Pubblicità ingannevole. Dopo il pandoro le uova. Nuove accuse a Ferragni, trema l’impero social

E questo che cosa comporta?

"Non possono fare pubblicità ingannevole, violare i diritti dei minori, segnalare prodotti o rimedi pericolosi. Si va verso una normazione di questo tipo, anche se non siamo allo stesso livello della Francia, che ha assoggettato gli influencer a vincoli molto stringenti. Peraltro la legge è stata votata in modo bipartisan, tutti i partiti erano d’accordo. C’è anche l’autodisciplina. L’Associazione Italiana Content & Digital Creator ha redatto una carta dei valori proprio per responsabilizzare gli influencer".

Ma cos’è un influencer? In Francia la definizione giuridica è chi usa la propria notorietà per vendere on line prodotti e servizi e per promuovere alcune cause. Così però sono esclusi dal gruppo gli influencer politici, ad esempio.

"Il tema è complesso. Tra gli influencer c’è chi monetizza e poi ci sono i politici che fanno gli influencer. Da una parte è fisiologico, ma diventa patologico quando siamo in campagna elettorale e la par condicio non si può applicare ai social. Anche loro devono avere delle regole. La prima è l’estensione della parità di condizioni al web".

Facciamo un esempio. Un candidato sindaco pubblica su Facebook una notizia falsa sull’avversario. Poi magari vince le elezioni. Cosa si può fa re?

"Il bersaglio dell’attacco può presentare una querela per diffamazione. Questo però significa che l’avversario politico riceve comunque un danno dalla fake news: questo potrà però comportare una maggiorazione del danno e quindi del risarcimento. Però un giudice non può cambiare l’esito delle elezioni".

Il professor Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano
Il professor Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano

Gli influencer in Italia sono 350mila. Secondo la società DeRev, il loro giro d’affari annuo ammonta a 348 milioni. Sa quanto fa 348 milioni diviso 350 mila? Meno di mille euro a testa.

"Certo, un piccolo influencer è diverso da Chiara Ferragni. Per questo è necessario commisurare le regole. Un altro esempio sono gli influencer che fanno battaglie per il clima, per l’ambiente, per la lotta alle malattie rare. Bisogna accertare l’effettivo nesso tra il messaggio e l’introito pubblicitario".

E quindi una nuova legge sugli influencer serve o no?

"Sì, e il modello francese è una buona base di partenza. Prima di tutto è necessaria proprio una definizione di influencer. La mia è questa: persone fisiche o giuridiche che a titolo oneroso comunicano i contenuti per via elettronica al fine di promuovere beni e servizi o anche qualsiasi altra causa politica ed elettorale. Poi bisogna stabilire meccanismi di trasparenza e divieti di promozione di prodotti pericolosi. Soprattutto, bisogna differenziare le sanzioni sulla base del numero di follower. Perché l’impatto di un reato commesso da un influencer da milioni di follower non è lo stesso di un reato commesso da uno di seconda fascia".

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