Castignano (Ascoli Piceno), 20 dicembre 2024 – “Papà, Emanuela non si sente bene, non respira”. Ma l’ultimo soffio di vita glielo aveva tolto proprio lui, poco prima della telefonata. Aveva anche cercato di togliersi la vita, senza riuscirci. Tutto mentre i loro figli di 11 e 12 anni erano in casa. Ripaberarda, una piccola frazione di Castignano in provincia di Ascoli Piceno, si è di colpo trovata catapultata in un incubo. Il femminicidio è avvenuto alle prime luci dell’alba (video), e quando carabinieri, vigili del fuoco e operatori sanitari si sono recati nell’abitazione è stato uno dei piccoli ad aprire loro la porta.
Erano stati avvisati dal padre del killer: Massimo Malavolta, 48enne di San Benedetto del Tronto, era seduto a letto, con un coltello in mano. Al suo fianco c’era la donna, la maestra Emanuela Massicci, tre anni più giovane, immobile. Aveva numerose tumefazioni al volto e in varie parti del colpo, segno di una morte efferata. Lui si era accasciato quasi privo di sensi, dopo essersi tagliato le vene. Ora è piantonato in Rianimazione all’ospedale Mazzoni di Ascoli. Stando alla ricostruzione degli inquirenti i due bambini non hanno assistito alla aggressione né al tentativo di suicidio, perché il padre aveva chiuso a chiave la stanza. Per loro doveva essere una giornata di festa con la recita di Natale in programma a scuola, si è trasformata in una tragedia.
Il femminicidio si è consumato in un casolare bianco, lungo la strada Provinciale 73, di solito scena di feste e momenti di svago. Nello stesso immobile si trova l’Osteria del Pelo, della famiglia di Emanuela: qui residenti e clienti da tutta la provincia si fermano per mangiare piatti della tradizione e passare una serata in allegria. Sullo sfondo si ergono i calanchi, uno spettacolo naturale, colline che sembrano squarciate da tagli, ferite profonde. Chissà se Emanuela si lasciava rapire dal paesaggio o se le immagini erano diventate talmente familiari da passare inosservate. Di solito, raccontano in paese, c’era altro. Vox populi, vox Dei, praticamente tutti ripetono le stesse cose: “Ci sono stati altri episodi, andava fermato prima”.
E ancora: “Io le dicevo di tirarsi fuori da questo matrimonio, era sempre più chiusa in sé stessa – racconta una sua amica –, lei mi ripeteva ’lo amo, lo amo’”. Di denunce, però, neanche l’ombra. Di precedenti invece sì. L’uomo era infatti finito nel giugno 2015 ai domiciliari per lesioni aggravate e atti persecutori nei confronti di un’altra donna, peraltro con disabilità. Era stato condannato.
“La nostra è una piccola realtà, ci si conosce tutti – commenta il sindaco, Fabio Polini –. Non c’erano state avvisaglie, quando ci siamo incontrati la signora non mi aveva mai manifestato nulla. È sconvolgente, la comunità è sotto choc. So che lui lavora in un’azienda della zona industriale di Ascoli, lei ha fatto qualche supplenza da maestra ma non aveva una cattedra. Parliamo, però, di una famiglia molto conosciuta e lei la ricorda come una madre molto premurosa che seguiva i suoi figli, era presente”.
Il pensiero di tutto il paese va proprio a loro, ai due bambini, ora affidati ai nonni materni. La famiglia di Emanuela si è chiusa nel silenzio, il fratello Andrea ha sfogato il suo dolore in un post su Facebook: “Addio per sempre, grazie di tutto per quello che hai fatto per noi. Rimarrai sempre vicino a me anche se siamo distanti, la perfezione esiste e sei tu. Dobbiamo solo scusarci di tutti gli errori commessi, il destino è questo. Dobbiamo imparare ad amare quello che abbiamo e non disprezzare nulla”.