Treviso, 18 dicembre 2024 – Un 55enne è morto per una febbre emorragica contratta nel suo viaggio in Congo, da cui era rientrato da poco dopo una missione con un’organizzazione umanitaria nella capitale Kinshasa e nelle regioni orientali. I sanitari non hanno potuto fare nulla. Secondo una nota dell’Istituto superiore di sanità, la vittima "non avrebbe avuto alcun contatto con personale sanitario né si sarebbe mai recato in ospedale dall’insorgenza dei sintomi fino al loro peggioramento. Non risulta che abbia seguito alcuna terapia farmacologica".
Si sarebbe potuto salvare? Il ministero conferma che gli altri due casi conosciuti di viaggiatori provenienti da quella nazione dell’Africa centrale e che si sono sottoposti a terapie ospedaliere – uno a Lucca l’altro a Cosenza – sono guariti e sono stati dimessi.
Chi era la vittima di Treviso
L’uomo si chiamava Andrea Poloni, era nativo di Montebelluna ma viveva a Trevignano. Il Servizio di igiene pubblica della Asl 2 Marca Trevigiana ha disposto l’isolamento domiciliare per l’unico contatto della vittima, che lunedì lo aveva rinvenuto esanime nel suo appartamento. I soccorritori avevano constatato febbre alta e un’emorragia interna. Sono in corso, in collaborazione fra l’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma e il ministero della Salute, gli accertamenti per scoprire l’origine della malattia e come Poloni sia stato infettato.
La vittima aveva lavorato a lungo nelle energie alternative, ma da alcuni anni aveva cambiato settore impiantando una produzione di canapa. Ma soprattutto aveva una grande passione per l’ambiente e per i viaggi ed era stato un po’ in tutto il mondo, non solo in Africa ma soprattutto in Sud America e in Oriente pubblicando poi reportage fotografici, molto apprezzati, sulle situazioni locali. E la sua passione per l’ecologia la coltivava aderendo a "Italia Nostra". La comunità è rimasta molto colpita. "Siamo pronti – ha detto il sindaco di Trevignano, Franco Bonesso – a prendere tutti i provvedimenti sanitari necessari in collaborazione con l’Asl, ma al momento non è stata diramata alcuna allerta".
Cosa succede in Congo
Nel frattempo la situazione nella Repubblica Democratica del Congo si fa sempre più drammatica in almeno due province, una a Ovest e l’altra a Est, quella di Panzi dove era stato Poloni. Il ministro della Salute congolese, Apollinaire Yumba, ha dichiarato che la malattia che ha fatto a novembre almeno 143 vittime nella provincia occidentale di Kwango e ora ne ha già uccise un centinaio in quella orientale di Panzi, è "una forma aggravata di malaria che si manifesta sotto forma di malattia respiratoria, propagata a causa della malnutrizione" – la provincia è rurale, molto povera anche di acqua e ciò favorisce il contagio che ha già colpito almeno 600 persone –, ma l’Organizzazione mondiale della Sanità non ha sciolto i dubbi e rimarca invece di "non avere ancora determinato in modo definitivo la causa della malattia" per la quale "i test di laboratorio sono ancora in corso".
I campioni arrivano nella sede Oms della capitale Kinshasa con difficoltà; Panzi è distante più di 48 di macchina e quindi per questo "ci vuole ancora tempo perché la malattia possa essere individuata". Nella zona le autorità sanitarie congolesi hanno comunque distribuito numerosi kit sanitari antimalarici e altri ne arriveranno nei prossimi giorni "sia per i casi moderati sia per quelli più gravi".