Milano, 24 febbraio 2021 - "E’ un Giro d’Italia disegnato molto bene", sentenzia il ct Davide Cassani e stavolta non è un modo di dire: la corsa rosa in calendario dal’8 al 30 maggio ha davvero tante qualità. Intanto un percorso equilibrato, meno condizionato dalle cronometro: soltanto due, il primo giorno a Torino e l’ultimo a Milano, in tutto 39 chilometri, più o meno come faranno il Tour e la Vuelta. Poi è meno segnato dai tapponi: uno solo degno di questo nome, a Cortina, dopo aver scalato il Fedaia, il Pordoi valido come cima Coppi e il Giau. E concede tanto spazio sia ai velocisti (sei arrivi) che agli attaccanti, con otto arrivi in salita, metà sugli Appennini e l’altra nella settimana decisiva, con tappe mediamente brevi, secondo recente abitudine delle corse a tappe. In sintesi: un Giro senza niente di speciale, ma al quale non manca nulla.
Giro d'Italia 2021: ecco i favoriti
Che una corsa concepita così si riveli più o meno dura dovrà dirlo chi la affronterà: negli anni, percorso definiti severissimi si sono rivelati meno impegnativi di quanto non promettessero le cartine. E viceversa. Quest’anno le cartine non promettono nulla di particolare, ma offrono più di una chance: non resta che vedere chi sarà il più bravo a coglierle. Circola già il nome del primo candidato: Egan Bernal sarà anche un debuttante sulle strade rosa, ma se si presenterà nella versione che due anni fa gli ha consentito di vincere il Tour avrà forti possibilità di finire nell’albo d’oro. Circola già anche il nome dello sfidante principale: per tradizione e bacheca, inevitabilmente Vincenzo Nibali. Scortato da un’ottima compagnia, come Ciccone e Mollema: chissà se basterà su un tracciato che non è di quelli cattivi fino in fondo come piacciono a lui.
Di nomi ne circolano anche altri. Per la classifica, i francesi Pinot e Bardet, anche quest’ultimo all’esordio in Italia. Poi Simon Yates, che anche stavolta promette sfracelli, e lo spagnolo Landa, che rimpiange di non averli potuti fare da spalla di altri capitani. Passando al capitolo new entry, l’australiano Hindley, già collaudato nell’edizione dell’autunno scorso dove si è arreso all’ultimo a Geoghegan Hart, e soprattutto il talento belga Evenepoel, ammesso che le conseguenze dell’incidente al Lombardia, che già gli hanno negato il debutto rosa in ottobre, gli permettano di presentarsi nella versione lusso.
Circola già anche il nome della prima maglia rosa, che a maggio festeggerà i novant’anni dalla sua introduzione: troppo facile pensare che il missile Filippo Ganna, sui nove chilometri nel centro di Torino, si lasci sfuggire l’occasione di cominciare come qualche mese fa a Palermo. Di qui a pensare che il percorso possa solleticargli qualche ambizione in più è prematuro: si capirà già nella prima settimana, con gli arrivi di Sestola il quarto giorno e di Ascoli San Giacomo il sesto, ma anche poco dopo, in tappe agitate come quelle al Sud, e soprattutto sulle crete senesi a Montalcino, dove alle difficoltà degli sterrati si abbinano le salite. Metà Giro per non perdere, poi si penserà a vincerlo.
Sullo Zoncolan, a Cortina, ma pure a Sega di Ala e nelle due tappe piemontesi, che nel conteggio altimetrico nulla hanno da invidiare alle tradizionali giornate con quattro o cinque scalate. "Giro particolare, con molte salite vere come lo Zoncolan: sono contento", è il messaggio di Nibali. "Sono felice di preparare il Giro, corsa che da anni volevo affrontare: ho già studiato qualche tappa", è la replica di Bernal, che in Piemonte ha il suo secondo nido. Felice uno, contento l’altro: il modo migliore perché una sfida come il Giro cominci a prender quota.