Roma, 26 aprile 2020 - La Fase 2 illustrata stasera dal premier Conte in conferenza stampa non è piaciuta affatto ai vescovi, che in tempo reale hanno prodotto un documento durissimo contro la decisione di prolungare anche dopo il 4 maggio la chiusura alle messe con la partecipazione dei fedeli. Su questo punto la Chiesa italiana aveva chiesto una riapertura rispettando le condizioni di sicurezza anti-contagio e ha ottenuto invece soltanto una deroga sulla celebrazione dei funerali, cui potranno partecipare comunque un numero limitato di persone, solo i parenti stretti.
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Nella nota della Cei, dal titolo "Il disaccordo dei vescovi", si evoca addirittura la violazione della "libertà di culto". "I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto - è scritto - Dovrebbe essere chiaro a tutti che l'impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale".
I vescovi ricordano le parole della ministra Luciana Lamorgese in un'intervista ad Avvenire del 23 aprile: "Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto", diceva. E recriminano: c'è stata "un'interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della Cei, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio", nella quale "la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all'emergenza sanitaria. Un'interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che - nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia - la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale", prosegue.
"Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la Cei presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato questa sera esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo", aggiunge il comunicato dei vescovi. "Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità - dare indicazioni precise di carattere sanitario - e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia", conclude l'episcopato italiano.
La ministra Bonetti: decisione incomprenssibile
Ma la decisione dell'esecutivo piace pochissimo anche alla ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti. "Non posso tacere di fronte alla decisione incomprensibile di non concedere la possibilità di celebrare funzioni religiose - dice all'Ansa - Non ho mai condiviso questa decisione e non credo ci assolva riferirci alla rigidità del parere del comitato tecnico scientifico - aggiunge la ministra - Sta alla politica tutelare il benessere integrale del Paese, e la libertà religiosa è tra le nostre libertà fondamentali". "Questa scelta priva i cittadini della libertà di vivere in comunità la dimensione del culto - conclude Bonetti -. Avremmo potuto farlo in pieno rispetto delle regole di sicurezza che sono necessarie per evitare la diffusione del contagio. Così come lo facciamo nei luoghi di lavoro e lo faremo nei musei che abbiamo già deciso di riaprire. Da ministra non mancherà la mia voce ferma perché nel Consiglio dei Ministri si consideri di modificare questa decisione. La comunità ecclesiale, in particolare, si sta mettendo al servizio delle famiglie, delle istituzioni, del Paese. Ringraziarla non basta. Va rispettata".
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