Giovedì 21 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Cronaca

Coronavirus, quando inizia la fase 2. Colao accelera sui bar. Ma è scontro

La task force preme: differenziare per macroregioni e riaprire i locali il 4 maggio. Palazzo Chigi frena: "Così si alimenta il caos"

Coronavirus, un ristorante che fa consegna a domicilio (Ansa)

Coronavirus, un ristorante che fa consegna a domicilio (Ansa)

Roma, 18 aprile 2020 - "Basta con indiscrezioni e fughe in avanti. Così si alimenta solo il caos". Al termine di una giornata scandita dalla solita polifonia di voci su Fase 2, ripartenze e dintorni, il premier cerca di fare chiarezza: solo quando avremo terminato di lavorare – fa sapere – comunicherò tempi e modi. Sì, perché sul fatto che prima o poi l’Italia debba terminare il lockdown sono d’accordo tutti. Purtroppo, è l’unico punto sul quale concordano i numerosi centri consultivi e decisionali creati dall’esecutivo. Opinioni e progetti divergono e qualche volta cozzano frontalmente. Anche con i moniti alla prudenza degli scienziati.

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Per dire: la task force presieduta da Vittorio Colao pensa a una divisione del Paese in 3 macroaree in base alla diffusione del contagio (Nord, Centro, Sud) e a un riavvio graduale del motore. Che prevederebbe il disco verde alle aziende di moda, mobilifici, automotive e cantieri il 27 aprile, mentre il 4 maggio riaprirebbero – secondo questa road map messa a punto ieri in una riunione fiume – bar, ristoranti e parchi. E già dopodomani dovrebbe tornare in campo la filiera tessile. Peccato che sin dall’inizio dell’emergenza il premier abbia sempre cercato di evitare la divisione territoriale. Resta ancora scettico, ancorché sia consapevole che non ci potranno essere regole uguali per tutti: difficile mettere sullo stesso piano la Lombardia con 13 infettati ogni 100 persone e la Sicilia con un tasso dello 0,5%.

D’altra parte, l’idea di misure ’a zona’ cozza con il variegato fronte delle regioni. Con quelle del Nord che spingono per il riavvio: "Il lockdown non esiste più", avverte il presidente del Veneto, Zaia. Mentre il governatore della Campania, De Luca, minaccia di chiudere la sua regione: "Se dovessimo avere una corsa in avanti da parte delle regioni settentrionali vieterò l’ingresso ai cittadini provenienti da lì". Trova una sponda nel professor Ricciardi (Oms): "Non acceleriamo – dice – é certa una seconda ondata di contagi in autunno".

Vero è che dentro l’esecutivo c’è chi, come i renziani e un pezzo di 5stelle guidati dal ministro Patuanelli, spinge per affrettare la rimessa in modo del paese. Ma se la deve vedere con il muro eretto dal ministero della Salute e il comitato tecnico-scientifico. Che definiscono "non realistico" il dossier filtrato da Colao. Anche di questo si parlerà nella cabina di regia che si dovrebbe riunire oggi tra governo e enti locali, cui potrebbe partecipare Conte, per concordare una linea a livello nazionale. Su cui, peraltro, insistono i sindacati che dovrebbero incontrare il premier nelle prossime ore.

Tutto ciò, naturalmente, sarà discusso nel consiglio dei ministri di lunedì dove approderà la relazione sullo scostamento di bilancio e il decreto che rinvia le regionali in autunno. Il dubbio che, anche in questa sede, il dibattito sul ’quando’ oscuri quello sul ’come’ sorge spontaneo: di qui l’intervento di Palazzo Chigi che cerca di richiamare tutti all’ordine. "Stiamo lavorando per la fase due", assicura il premier. Una fase che prevede anche corpose misure per rilanciare l’economia contenute in un dossier di 149 pagine.

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