Milano, 29 gennaio 2025 – È stato chiesto il giudizio immediato per Fares Bouzidi, l’amico di Ramy Elgaml, il ragazzo egiziano morto nell’incidente di via Quaranta del 24 novembre 2024, dopo l’ormai noto inseguimento dei carabinieri.
Il 22enne tunisino è accusato di resistenza a pubblico ufficiale. Il motivo è il seguente: alla guida del motociclo T Max scuro, finito poi contro un muro, senza avere conseguito la patente di guida e dopo avere assunto sostanze stupefacenti, non si era fermato all'alt da parte del Nucleo Radiomobile, “attuando manovre pericolose per il trasportato”.
Successivamente, il 22enne era fuggito a velocità elevatissima per circa otto chilometri, senza curarsi dell’incolumità di Ramy Elgaml e degli utenti della strada, “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, mantenendo una velocità di gran lunga superiore rispetto ai limiti consentiti in centro città, fino al tragico epilogo dell'incidente in via Ripamonti”.
Il pm Viola cita poi 'costante e consolidata' giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione, secondo cui "integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale la condotta di colui che, per sottrarsi alle forze di polizia, non si limiti alla fuga alla guida di un'autovettura, ma proceda a una serie di manovre finalizzate a impedire l'inseguimento, così ostacolando concretamente l'esercizio della funzione pubblica e inducendo negli inseguitori una percezione di pericolo per la propria incolumità". E che "nel reato di resistenza a pubblico ufficiale la violenza consiste in un comportamento idoneo ad opporsi, in maniera concreta ed efficace, all'atto che il pubblico ufficiale sta legittimamente compiendo" e "al fine di vanificare l'inseguimento, ponga in essere manovre di guida tali da creare una situazione di generale perico