Roma, 27 settembre 2023 – Fino a oggi si è andati avanti a colpi di bonus e di congedi parentali, un po’ per incentivare le nascite, un po’ per sostenere chi decide di mettere al mondo un figlio e poi non sa a chi lasciarlo quando deve tornare al lavoro. Ma fino a oggi nessuno aveva pensato a “coprire“, con una figura ad hoc, quel momento complicato e delicato che accompagna le neomamme subito dopo il parto e nei primi sei mesi di vita del loro bambino. Figura che, in passato, era coperta da mamme, nonne, zie, amiche fidate che già avevano figli e, insomma, da una rete parentale che nel tempo si è sfilacciata, lasciando le neomamme da sole di fronte a piccoli problemi che al momento sembrano insormontabili e che spesso sono ingigantiti dalla depressione post partum. Ora il governo Meloni ha pensato di creare una nuova figura professionale – che non tutti gradiscono, però – già esistente in molti Paesi europei (Francia per prima) ovvero quella delle “assistenti materne“, che avranno il compito di accompagnare le neomamme in una quotidianità solo in apparenza semplice. Ieri il Consiglio dei ministri ne ha discusso e la proposta è di istituire questa nuova figura professionale a partire dal 2024, con uno stanziamento compreso tra i 100 ed i 150 milioni da inserire nella prossima manovra di bilancio. L’assistente materna risponderà a tanti e piccoli quesiti che per la puerpera possono rappresentare grandi problemi: ad esempio come fasciare il neonato, quali precauzione adottare quando gli si fa il bagnetto, o quando è assillato dal singhiozzo o non smette di piangere. ll rapporto tra madre e assistente non sarà affidato soltanto al telefono o alle nuove tecnologie come Zoom, ma diretto e personale: è prevista un’assistenza a domicilio, quindi non solo teoria ma tanta pratica per insegnare come rapportarsi nel modo più corretto con il proprio figlio nella propria casa: l’intenzione è soprattutto di aiutare le neomamme a non sentirsi sole e inadeguate nei primi sei mesi della maternità, i più difficili. Cosa differente rispetto al fatto di partecipare a un corso pre-parto o sull’allattamento, e poi ritrovarsi a mettere in pratica da sole una serie di nozioni. Contare su una persona, viene spiegato, può fare la differenza. L’assistente materna eviterebbe anche alle neomamme di andare troppo spesso dal pediatra per problemi non medici e anche di intercettare e quindi segnalare un possibile disagio della donna subito dopo il parto. Non sarà quindi una figura sanitaria, come ostetriche, infermieri o puericultrici, non avrà bisogno di una laurea, ma solo di un corso di formazione della durata di sei o nove mesi. Le modalità operative saranno in parte stabilite con le Regioni, ma ancora non è chiaro a chi sarà in capo l’onere del sostegno economico di questa figura professionale che a richiesta delle mamme potranno disporne per una ventina di ore per i primi tre mesi dalla gravidanza estendibili a sei mesi. L’obiettivo è avere tre assistenti materne ogni 20mila abitanti, ma la notizia ha messo sul piede di guerra l’associazione delle ostetriche, la Fnopo, che sostiene: "Le cure post-natali a sostegno della neomamma rappresentano il “core“ dell’attività dell’ostetrica che, osservando e promuovendo la fisiologia, sa riconoscerne tempestivamente la deviazione e la comparsa di situazioni patologiche che possono richiedere l’intervento anche di altri specialisti: restiamo sconcertate e indignate di fronte al fatto che il decisore possa immaginare di poter creare nuove figure professionali che vanno tra l’altro a sovrapporsi per competenze a quelle già esistenti". "L’attuazione del Pnrr – conclude la Federazione – può rappresentare un’occasione per attivare la figura dell’ostetrica di famiglia e di comunità e finalmente assicurare, su tutto il territorio italiano, un servizio adeguato ai bisogni della popolazione"
CronacaMisure per la famiglia. Neomamme non più sole, avranno un assistente nei primi 6 mesi del bimbo