Bologna, 3 febbraio 2025 – La signora Fantuz, come ogni giorno, apre il frigo e controlla, uno a uno, i vasetti dello yogurt, le confezioni di latte, i formaggi, le verdure. Ogni settimana bisogna raggiungere l’obiettivo: tagliare 50 grammi di spreco alimentare. “In questa casa non si butta via nulla. Tutto si può recuperare: verdure non più fresche, frutta, yogurt in scadenza. Gli alimenti possono sempre assumere nuove forme: le verdure avvizzite diventano minestroni buonissimi, lo yogurt in scadenza un ottimo dolce. Il pane raffermo? L’ideale per polpette gustose e compatte”.
Una giornata trascorsa in compagnia della famiglia Fantuz non si dimentica facilmente. “A casa nostra, i cestini della spazzatura restano vuoti (o quasi). Basta una pianificazione accurata – due volte a settimana si butta giù il programma dei pranzi e delle cene – ed è fatta. Un modo per prendersi cura di sé e del cibo. E un notevole risparmio economico”. Ogni giorno è una nuova sfida contro lo spreco alimentare. Sfida che la famiglia Fantuz di Granarolo, composta da marito, moglie e tre figli di 22, 20 e 9 anni, non ha nessuna intenzione di perdere. Per l’occasione, si è data pure un nome di battaglia: ‘Spreko Lemne team’. Da due anni affronta la #sprecozero Challenge 2030. L’obiettivo della ‘gara’, promossa dalla campagna Spreco Zero, è spiegato dal fondatore della giornata, l’accademico Andrea Segrè: “Tagliare 50 grammi di spreco per arrivare nel 2030 a uno spreco non superiore a 369,7 grammi pro capite a settimana”.
Luca Fantuz e Nadia Sinigaglia, la vostra vita quotidiana è più complicata rispetto a quella di altre famiglie?
“No, al contrario. È molto più organizzata. La domenica e il mercoledì ci riuniamo e facciamo un inventario di cosa c’è in frigo. Un chilo di carote, mezzo di spinaci... Si pianificano pranzi e cene. Poi, si va al supermercato con una lista precisa e la spesa è veloce. In generale, la gente acquista a caso, in modo selvaggio, con la scusa di avere fretta. Ma è vero il contrario: con un programma accurato si risparmiano tempo e soldi”.
E i figli sono collaborativi?
“Certo, danno una mano. Prima di acquistare qualcosa, si finisce quello che c’è in casa”.
Una spinta a non sprecare nulla, la vostra, che viene da molto lontano…
“Da vent’anni seguiamo un villaggio in Tanzania: lì davvero non avevano da mangiare. Da quando siamo stati là, è difficile che a casa nostra si butti qualcosa. Anche i nostri figli hanno visto con i loro occhi che significa non avere cibo, sono stati in quel villaggio. Anche nostra figlia piccola, se un giorno a scuola non ha mangiato la banana, se la porta a casa, non la butta”.
Perché aderire alla Challenge?
“Conosciamo Andrea Segrè e ci siamo iscritti per gioco. La app Sprecometro contiene molte indicazioni: come controllare la freschezza di pesce e verdure, come leggere le etichette. E ci sono le ricette, facili e veloci”.
Ad esempio?
“Partono dalla tradizione povera italiana. Se le verdure hanno perso brillantezza, non si buttano, ma si usano per zuppe o torte salate. Se lo yogurt sta per scadere e non si ha voglia di berlo, si fa una ciambella allo yogurt. E ancora, il pane raffermo, immerso nel latte, è fantastico per fare le polpette compatte”.
Come funziona la app?
“Ogni tre giorni ci arriva una notifica con un nuovo contenuto. Dopo, c’è un quiz. La app dà un punteggio e c’è una classifica. Sprecare non è solo buttare via quel cibo, ma anche tutto il lavoro che c’è stato dietro per produrlo. Gettare un litro di latte significa buttarne mille d’acqua, quelli che ci sono voluti per la mucca, il foraggio, e così via”.