FAENZA (Ravenna)
Il sindaco di Faenza, Massimo Isola, ha scelto ieri di passare il Rubicone, attuando d’ora in poi quella che ha chiamato "disobbedienza istituzionale". Ha comunicato la sua decisione direttamente al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con una lettera inviata ieri: sarà il Comune a occuparsi dei lavori di ricostruzione di cui la sua città ha bisogno, senza attendere il via libera della struttura commissariale e degli altri enti coinvolti. Lo farà in deroga, consapevole di quello cui lui e la macchina comunale potrebbero andare incontro: "Ringrazio i dirigenti e i tecnici per il rischio che hanno scelto di assumersi – spiega il sindaco –, accettando di firmare gli atti che servono a procedere".
La decisione arriva mentre la normalmente tranquilla Faenza appare quale una città sull’orlo della sommossa, teatro tre giorni fa della ‘protesta delle carriole’, con gli alluvionati ricoperti di fango furenti sotto il municipio: "Se ho una colpa è quella di non essermi accorto in tempo che il sistema per la ricostruzione era lento, farraginoso, inadeguato – attacca Isola –. Non averlo denunciato con più forza resta il rammarico più grande. Detto questo, nel sistema italiano il sindaco e il suo Comune sono diventati dei parafulmini. Se questa è la regola del gioco, vogliamo accettarla fino in fondo". C’è anche un altro rammarico a pesare su Isola e la sua giunta: "È stato difficile spiegare quale ente si deve occupare del singolo intervento, in particolare quando ci veniva chiesto perché nessuno stesse lavorando alla costruzione di un sistema di protezione per il torrente Marzeno". Il corso d’acqua ha allagato Faenza per la terza volta, abbattendo il muro di blocchi di cemento innalzato in extremis dal Comune, in assenza delle barriere più solide chieste da mesi. "Il fiume si è preso da solo quegli spazi che avrebbero dovuto concedergli i decreti: il cambiamento climatico è più veloce della burocrazia – precisa il sindaco –. Ecco perché cominceremo i lavori secondo il progetto presentato alla struttura commissariale in febbraio e impantanatosi nei meandri burocratici: costruiremo un sistema di aree allagabili e barriere per convogliare l’acqua, evitando che raggiunga la città".
Fra i termini delle ribellione di Faenza c’è anche lo stanziamento di 10mila euro a fondo perduto per le famiglie che abbiano subito due alluvioni. "I rimborsi governativi stanziati per i beni mobili perduti sono ridicoli: lo ammette anche chi difendeva quel provvedimento fino all’altro ieri". La mossa di Isola potrebbe non essere priva di conseguenze: il sindaco è però convinto di non rischiare né la destituzione né il commissariamento e neppure dei ricorsi da parte degli altri enti. "Quelle che porteremo avanti sono tutte azioni già contemplate dalla legge, stiamo solo anticipando i tempi". Prima di calarsi il basco in testa e chiamare assessori e dirigenti alla rivolta, il sindaco avrebbe vagamente allertato appena una manciata di persone, fra cui, si vocifera, la presidente regionale Irene Priolo e il candidato e presidente della Provincia di Ravenna Michele de Pascale.
Isola per il momento non si sbilancia: "È stata una scelta unilaterale della giunta e dei dirigenti. Ci siamo guardati in faccia e abbiamo trovato le risposte". Molti si chiedono se la decisione di Isola, comunicata al presidente Mattarella, abbia avuto preventivamente la garanzia che dal Colle non sarebbe arrivata una scomunica. C’è chi ipotizza di sì, spingendosi fino a indicare i singoli elementi della catena di trasmissione, che avrebbe i suoi uomini chiave in ex-leader regionali e in profili loro vicini nella piramide del Quirinale. Isola smentisce.