Roma, 7 agosto 2019 - È morto, colpito da un proiettile alla testa, l'ultras della Lazio Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik. L'agguato fatale è avvenuto nel parco degli Acquedotti a Roma: uno sparo a distanza ravvicinata ha freddato il noto ultras della Lazio. L'uomo era stato implicato in precedenza in una vicenda di droga. Sul posto indaga la polizia.
Lo storico ultras degli Irriducibili della Lazio è stato colpito a freddo, di spalle, con uno sparo in testa all'altezza dell'orecchio. Una dinamica che ricondurrebbe a una vera e propria esecuzione. L'uomo si trovava al Parco degli Acquedotti, grande area verde in zona Tuscolano. Gli inquirenti sono al lavoro per individuare l'autore o gli autori dell'agguato, e per scoprire il movente di un omicidio, che sembra pianificato.
La segnalazione dell'agguato è arrivata intorno alle 19. Una persona ha chiamato la Polizia segnalando la sparatoria in via Lemonia 273, nel parco degli Acquedotti. Oltre alle squadre mobili sul posto è già arrivata anche la Scientifica. A indagare sull'omicidio saranno anche i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia. In procura, a Roma, è stato aperto un fascicolo di indagine, al momento a carico di ignoti, coordinato dal pm di turno esterno e da quello della Dda.
"Io sto qui, aspetto mio fratello", ripete sotto choc Angela, la sorella di Fabrizio Piscitelli, in via Lemonia a pochi passi dal luogo dove è stato freddato il capo ultras della Lazio Diabolik. Immobile, sorretta dagli amici mentre dice piangendo: "Mi hanno chiamato tutti, si sta mobilitando il mondo per mio fratello, stanno venendo tutti'. In tarda serata è arrivata anche la figlia di Piscitelli, Giorgia: "Bastardi, che gli avete fatto? Papà mio... Alle spalle. No", ha urlato tra le lacrime. E un amico racconta: "Era molto legata al papà, con il quale condivideva anche la passione per la Lazio. E lui era felice per la figlia, perché aveva sposato un bravo ragazzo, appena tre settimane fa".
La dinamica dell'omicidio
Il killer si sarebbe confuso tra la gente nel parco, col sole ancora alto, e con il volto coperto. Poi si sarebbe avvicinato alla sua vittima, impugnando una pistola calibro 7,65 e avrebbe sparato un solo colpo, che ha sorpreso Fabrizio Piscitelli alle spalle. Un omicida sfacciato e spietato. Ha agito a colpo sicuro, esplodendo il proiettile dritto alla testa dell'obiettivo, morto sul colpo. Gli agenti della Squadra Mobile, agli ordini di Luigi Silipo, stanno ascoltando quanti erano presenti nella speranza che qualcuno ricordi anche solo un particolare utile a identificare l'assassino dileguatosi come era arrivato, tra la folla.
Guai con la giustizia
Piscitelli aveva 53 anni ed era una figura di spicco del tifo biancoceleste per il suo ruolo di storico capo degli Irriducibili della Lazio. Una grande passione, la Lazio, ma anche diversi problemi con la legge. In passato Piscitelli è finito in manette per droga. Arrestato dalla Guardia di Finanza nell'ottobre del 2013, dopo una breve latitanza, con l'accusa di essere promotore e finanziatore di un traffico internazionale di sostanze stupefacenti, 3 anni fa 'Diabolik' si è visto confiscare dai finanzieri beni per due milioni di euro. Piscitelli è stato coinvolto in diversi procedimenti penali, tra cui la vicenda di estorsione ai danni del presidente della Lazio Lotito per il quale è stata emessa nel febbraio del 2015 una sentenza di condanna per "tentata e reiterata estorsione aggravata".
IL RICORDO DI UN TIFOSO - "Ho appreso la notizia poco fa, lo conoscevo personalmente e per me questa è veramente una brutta notizia. Sulle cause non posso parlare ma come amico, e per quanto ha sempre fatto per la mia famiglia, mi sento di esprimere la mia vicinanza ai suoi famigliari in questo drammatico momento", dice emozionato Gabriele Paparelli, figlio di Vincenzo Paparelli, tifoso biancoceleste deceduto allo stadio Olimpico nel 1979 dopo essere stato colpito da un razzo durante un derby. "Spesso siamo stati a cena assieme - prosegue Paparelli - ma lo ricordo sopratutto perché ha voluto fortemente mettere la targa in ricordo di mio padre sotto la curva. Hanno raccolto qualcosa come 15mila firme in 48 ore e questo solo grazie a lui e alla sua voglia di imprimere sotto la curva il ricordo di papà".