Lammpedusa, 28 settembre 2023 – “A dieci anni dalla storica visita di papa Francesco la situazione è peggiorata e di molto". A parlare è Giusi Nicolini, storica sindaca dell’isola di Lampedusa dal 2012 al 2017, destinataria del premio Unesco per la pace e autrice di una clamorosa lettera al Parlamento europeo a cui rivolgeva una domanda choc: "Quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?", denunciando l’assuefazione per "una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra".
Sono passati dieci anni, cosa è cambiato in bene o in male?
"In bene molto poco, in questi dieci anni le cose sono peggiorate. Ci sono state 26mila morti nel canale di Sicilia e le politiche verso i migranti sono diventate molto più aggressive. In questi dieci anni ci sono stati i porti chiusi di Salvini e l’insensata guerra alle ong, è stato un precipizio verso la barbarie".
Pochi mesi dopo essere stata eletta, lei scrisse una lettera molto forte. Si aspettava di più dall’Europa?
"Parlare di Europa è sbagliato. Sui migranti ci sono più Europe. Ci sono Stati come la Germania, la Francia, i Paesi del Nord Europa che, nel corso degli anni, hanno accolto molte più persone dell’Italia. E ci sono Stati come quelli del gruppo di Višegrad che non hanno mai accettato principi di solidarietà, accoglienza e condivisione delle responsabilità. Purtroppo, l’immigrazione resta una questione in capo agli Stati e non è una materia comune europea. Quindi la visione di papa Francesco, il naufragio del 3 ottobre 2013 (368 morti accertati e 20 dispersi presunti, ndr) e le parole del presidente Josè Barroso che disse: ‘Mai più morti nel Mediterraneo ’ non sono serviti a scalfire i cuori di pietra. Dopo la mia lettera, mi aspettavo un cambio di passo che non c’è stato, in questi dieci anni ha trionfato l’egoismo nazionale. Fino al punto da contagiare anche l’Italia".
Lei parla di Francia e Germania come esempi di accoglienza. Ma in questi giorni abbiamo assistito a un vero arroccamento. Come lo spiega?
"La verità è che, invece di prendere a riferimento il gesto di Angela Merkel che nel 2015 aprì la porta a un milione di siriani, Francia e Germania si fanno contagiare dai nazionalismi di Ungheria e Polonia e condizionare dalle loro paure interne. Fermo restando che i numeri sono numeri: la Germania è il Paese che ha più accolto e integrato".
Le parole del Papa, già allora forti, sono state ripetute in questi dieci anni e giorni fa a Marsiglia. Inascoltate da chi governa. A lei che effetto fanno?
"Per me papa Francesco è un faro di luce. Parole inascoltate? Sì, lo sono tra i potenti che sul tema dei migranti si sono sistemati su posizioni sempre più di destra. Tra la gente comune però quelle parole sono una bussola, lui appare sempre più un lucido statista che indica la via per il futuro. Le migrazioni racchiudono tutte le contraddizioni del nostro tempo: il loro esodo biblico racconta povertà, guerra, desertificazioni, cambiamenti climatici, carestie. È con questo che ci dobbiamo misurare".
Dieci giorni fa von der Leyen e Meloni sono sbarcate a Lampedusa. Che impressione le ha fatto quella visita?
"Mi ha trasmesso segnali negativi per la distanza che le due leader hanno marcato dai migranti e dalla comunità lampedusana. Una totale assenza di empatia. Non sono venute per conoscere e capire".
La gente dell’isola però è sembrata stanca e favorevole a politiche più restrittive sui migranti. A settembre sono arrivati 15 mila richiedenti asilo, centinaia di sbarchi.
"Sì, Lampedusa è stressata, la gente non ce la fa più. Anche l’isola vive le contraddizioni dell’accoglienza, questo non è il paradiso terrestre e i razzisti ci sono anche qui. I lampedusani in questi ultimi anni hanno votato massicciamente per la Lega".