Venerdì 13 Settembre 2024

Ex Ilva, annullata sentenza di primo grado: il processo si sposta a Potenza e riparte da zero. “Rischio prescrizione”

Polemica e preoccupazione tra le associazioni ambientaliste dopo la decisione della corte d’Appello di Taranto che ha accolto la richiesta della difesa ritenendo i giudici tarantini a loro volta “parti offese”

Ex Ilva (repertorio)

Ex Ilva (repertorio)

Taranto, 13 settembre 2024 – Annullata la sentenza di primo grado del processo "Ambiente Svenduto” a carico di 37 imputati e tre società per il presunto disastro ambientale causato dall'ex Ilva negli anni di gestione dei Riva. Lo ha deciso la sezione distaccata di Taranto della Corte d'appello di Lecce accogliendo la richiesta dei difensori di spostare il procedimento a Potenza. Secondo i legali, i giudici tarantini, togati e popolari, che hanno emesso la sentenza di primo grado, sarebbero a loro volta da considerare 'parti offese’ del disastro ambientale. La Corte ha disposto la trasmissione degli atti alla procura di Potenza per gli adempimenti di competenza.

In primo grado furono 26 le condanne nei confronti di dirigenti della fabbrica, manager e politici, per circa 270 anni di carcere. La Corte d'Assise stabilì sia la confisca degli impianti dell'area a caldo che la confisca per equivalente dell'illecito profitto nei confronti delle tre società Ilva spa, Riva fire e Riva forni elettrici, per una somma di 2,1 miliardi. Tra gli elementi principali, spiccava la condanna, rispettivamente a 22 anni e 20 anni di reclusione, per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'Ilva, che rispondevano di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all'avvelenamento di sostanze alimentari, all’omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.

La Corte d'assise d'appello presieduta dal giudice Antonio Del Coco (affiancato dal giudice Ugo Bassi e dalla giuria popolare) ha letto solo il dispositivo dell'ordinanza, mentre le motivazioni saranno depositate entro 15 giorni. Dall'inchiesta giudiziaria che a luglio 2012 portò al sequestro degli impianti siderurgico di Taranto per reati ambientali, non è nato solo il processo "Ambiente Svenduto", ma anche il commissariamento dell'Ilva da parte dello Stato (avvenuto nel giugno 2013) e l'uscita degli allora proprietari e gestori, i Riva. Commissariamento che è in atto sia in Ilva che in Acciaierie d'Italia, l'azienda intervenuta in seguito con la gestione del gruppo (entrambe le società sono in amministrazione straordinaria).

Secondo l'associazione ambientalista Peacelink, "lo spostamento comporta l'annullamento del processo di primo grado e questo significherebbe un allungamento dei tempi della giustizia e un rischio concreto di prescrizione per reati gravissimi come la concussione e, probabilmente, l'omicidio colposo. Lo spettro dell'impunità incombe sul processo 'Ambiente Svenduto'.

Luciano Manna, di Veraleaks, sostiene giudica "clamoroso quello che è successo oggi a Taranto e fa sinceramente paura. La sentenza del processo 'Ambiente Svenduto' che ha giudicato la gestione Riva della fabbrica Ilva con 26 condanne, è stata totalmente azzerata ma non solo, il processo ripartirà da zero a Potenza con le conseguenti prescrizioni dei reati dietro l'angolo visti gli anni già trascorsi. Dal 2008, anno in cui partirono le indagini al 2021, anno della pronuncia della sentenza, abbiamo impegnato buona parte della nostra vita per difendere i nostri diritti e per fare giustizia nei confronti di chi ha perpetrato un disastro ambientale acclarato", evidenzia Manna, ricordando di "aver testimoniato nel processo 'Ambiente Svenduto' svelando i trucchi che avvenivano nel laboratorio della fabbrica con le modifiche e gli aggiustamenti dei risultati dei campionamenti svolti sugli impianti inquinanti".