Sabato 22 Febbraio 2025
ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Eventi meteo estremi raddoppiati. Pioggia e grandine: Italia flagellata

Gli episodi nel 2020 sono stati 348, oggi siamo a 657. Questo provoca un aumento del rischio alluvioni

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Non solo Germania. Gli eventi meteo estremi – uno degli effetti previsti del riscaldamento globale – in Italia in dieci anni sono aumentati di tre volte e mezzo. Secondo l’European severe weather database (ESWD) gli eventi meteo estremi (escluse valanghe e fulmini) sono passati dai 391 del 2011 ai 1.349 del 2020: una crescita del 345%. Questi eventi sono saliti da 291 a 814 nel 2014, per poi scendere per un triennio rispetto al 2014: 606 nel 2015, 630 nel 2016 e 585 nel 2017. Nel 2018, nuovo salto in avanti, si sono registrati ben 1.016 eventi estremi, che quasi sono raddoppiati rispetto all’anno precedente, e nel 2019 si è toccato il picco assoluto: 1.632 eventi estremi. Nel 2020, come si è visto, saranno 1.349.

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Di grande interesse è il confronto tra 2020 e 2021. Dal primo gennaio al 16 luglio 2020 gli eventi estremi in Italia sono stati 348, quest’anno nello stesso arco temporale, la bellezza di 657: oltre l’88% in più. In particolare tempeste e tempeste di vento sono passati da 116 a 214, le piogge intese sono rimaste grossomodo uguali (da 85 a 84) mentre sono più che raddoppiate le forti grandinate, cresciute da 145 a 355. Da notare che le forti grandinate erano state 69 in tutto il 2011, 187 nel 2018 e sono diventate ben 471 nel 2020. Tempeste e tempeste di vento erano state 85 nel 2011, erano balzate a 495 nel 2018 per salire a 499 nel 2020.

Questo determina un aumento del rischio di alluvioni e ha pesanti effetti sia sul dissesto idrogeologico che, aiieme all’aumento della temperatura, sull’agricoltura. "Il moltiplicarsi degli eventi estremi – osserva Coldiretti – impatta in maniera significativa sulle attività produttive come l’agricoltura. Per effetto dei cambiamenti climatici la produzione europea di frutta estiva ha subìto cali nei raccolti stimati pari al 35% per le albicocche mentre per le pesche e nettarine si stima il raccolto più basso degli ultimi 30 anni, nei principali paesi produttori, con una produzione inferiore di quasi il 20% a quella già molto bassa dello scorso anno. Non va meglio in Italia dove il ripetersi di eventi estremi è costato all’agricoltura nazionale oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne".

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"L’Italia – osserva la climatologa Marina Baldi dell’IBE CNR – è molto sensibile, molto più di tanti altri paesi, intanto perché si trova in una zona dove l’aumento di temperatura è molto più elevato e più rapido della media globale. A fronte di 1.2 gradi, noi siamo abbondantemente sopra i due gradi. E poi siamo più colpiti da questi eventi estremi anche a causa della nostra collocazione al centro del Mediterraneo, del forte livello di antropizzazione e delle caratteristiche geomorfologiche del territorio , che determinano un forte rischio idrogeologico". "Da sottolineare poi – prosegue Baldi – che nella penisola siamo particolarmente esposti agli anticicloni di origine africana, che d’estate causano lunghe ondate di calore. E le ondate di calore, delle quali anche in Italia c’è già una tendenza all’aumento con una durata molto maggiore rispetto a quanto accadeva cinquanta o sessanta anni fa, sappiamo hanno un forte impatto sulla popolazione".