Roma, 23 febbraio 2025 – Ancora una volta l’Etna dà spettacolo. La colata che da giorni avanza lentamente lungo il fianco occidentale del vulcano, in direzione Sud-Ovest, a circa 1.800 metri di quota, continua ad attirare migliaia di visitatori. Tanto che gli esperti parlano di “colata turistica” per la sua accessibilità visiva, la spettacolarità del magma incandescente e del fiume di lava che accende la notte di bagliori rossi. Uno spettacolo celebrato nei giorni scorsi anche dal New York Times che ha messo sotto i riflettori anche l’assalto al vulcano da parte di turisti ed escursionisti avventati, che non rispettano le distanze di sicurezza dalla colata di lava che si avvicina pericolosamente alla neve, aumentando il rischio esplosioni.
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Per questo la Protezione civile Siciliana ha intensificato il monitoraggio e le attività di assistenza a turisti ed escursionisti “fai da te”, ignari delle insidie cui vanno incontro: anzitutto l'altitudine, di circa 1.800 metri sul livello del mare, che comporta temperature rigide, forte vento e nebbia, oltre alla necessità di percorrere circa due ore di cammino per raggiungere i punti di osservazione. Ma non è tutto. L'afflusso di visitatori diventa più intenso nel pomeriggio, per osservare il magma alla luce del tramonto. Anche se, stando alle ultime segnalazioni, la colata non sembra più alimentata ed è̀ in fase di rapido raffreddamento, rendendo sempre meno visibile il caratteristico bagliore rossastro del magma.
"Quella sull'Etna è una colata di tipo turistico, confinata in una zona isolata e che se dovesse continuare, secondo gli scenari previsti, potrebbe scendere di altri duecento metri". Lo ha detto Salvo Cocina, capo dipartimento della Protezione civile della Regione Siciliana, facendo il punto sull'eruzione dell’Etna, il cui tremore interno è crollato su valori medio bassi e sottolineando che i pericoli arrivano dall'assalto di turisti, curiosi e appassionati. "Lo scorso fine settimana –precisa Cocina – ci sono state circa duemila persone che hanno voluto vedere l'eruzione dal vivo, da vicino. I problemi sono stati nelle strade di accesso, piccole provinciali, che sono state ostruite, bloccando le vie d'accesso anche ai mezzi di soccorso. Ma non solo, per raggiungere il fronte lavico occorre seguire una pista, e poi fare anche un fuori pista, di 5,5 chilometri da percorrere in un'ora e mezza al buio e al freddo. Molti non erano attrezzati e c'era chi non conosce i pericoli di un sentiero dissestato dell'Etna dove, per esempio, il calore fa ghiacciare parte della neve, ma che rimane soffice di sotto, e se la calpesti in quel tratto sprofondi". Cocina sottolinea infine che sono ancora troppo poche le denunce nei confronti chi trasgredisce le ordinanze dei Comuni e i divieti di avvicinamento al fronte lavico.