Roma, 26 agosto 2024 – In una grammatica delle elementari viene chiesto ai bambini di mettere al plurale il sostantivo audacia. Difficile però trovare traccia di “audacie” nell’italiano corrente. Si può definire un errore, di quelli che non così raramente vengono segnalati nei libri scolastici? Un gruppo Facebook è intitolato addirittura “gli strafalcioni”. Lo abbiamo chiesto alla linguista Valeria Della Valle, che scrive libri di grammatica dal 1993, l’ultimo quest’anno.
“Non è un errore - chiarisce la professoressa-. Anche se è un plurale poco usato, raro. Sicuramente presente in testi letterari del passato”.
Gli errori nei testi scolastici sono frequenti? E da cosa dipendono?
“La mia esperienza è sulle grammatiche. Si è cominciato a scriverle secoli fa. Sicuramente a partire dagli anni Novanta del secolo scorso la prospettiva è cambiata. E la grammatica è diventata più descrittiva che rigidamente normativa. Descrive quindi l’italiano per come è, scritto e parlato. L’errore può nascere da qui, dal continuare a perpetuare regole che oggi non hanno più senso”.
Può fare un esempio?
“Per secoli i pronomi personali soggetto nella lingua italiana sono stati considerati egli -ella-essi. Se non fosse intervenuto Alessandro Manzoni a cambiare le cose a sostituirli nei Promessi con lui, lei, loro, noi oggi continueremmo ad adottare nello scritto pronomi molto diversi da quelli che usiamo nel parlato. Direi quindi che molto spesso non si tratta di errori ma di mantenimento di regole del passato”.
Come viene curata la revisione di un libro scolastico?
“Con Luca Serianni e Giuseppe Patota scrivo grammatiche dal 1993, l’ultima è uscita quest’anno. Ogni volta il lavoro è proprio quello, verificare che non ci siano imperfezioni. I professori sono molto attenti ma devo dire che a noi ne hanno segnalate veramente poche. Il problema invece è quello dell’aggiornamento dell’ideologia, chiamiamola così”.
Cosa significa?
“Sempre tornando alle grammatiche del passato, negli esercizi le mamme stiravano, cucinavano e ricamavano. I papà andavano al lavoro e lèggevano libri e giornali. Ecco io considererei questo un errore molto grave. Ancora oggi si continua a perpetuare un mondo che non esiste più. Una visione della donna che non esiste più. È chiaro che quando si fa la revisione di una grammatica bisogna tener conto dei refusi che possono capitare, degli errori che possono capitare ma ancora di più dell’aggiornamento del contenuto. Anche per questo la nostra ultima grammatica s’intitola L’italiano di tutte e di tutti”.