Lunedì 15 Luglio 2024
MARIA NUDI
Cronaca

Ergastolo per quattro morti in corsia. L’ex infermiera: indagini sbagliate: "Scriverò al Papa e a Mattarella"

Fausta Bonino condannata nell’Appello-bis a Firenze. Una storia processuale lunga quasi dieci anni. I decessi dovuti a dosi massicce di eparina. "L’accusa? Sarei stata al lavoro in orari compatibili con le iniezioni".

Ergastolo per quattro morti in corsia. L’ex infermiera: indagini sbagliate: "Scriverò al Papa e a Mattarella"

Ergastolo per quattro morti in corsia. L’ex infermiera: indagini sbagliate: "Scriverò al Papa e a Mattarella"

Piombino (LIVORNO)

Ha in mente di scrivere una lettera a Papa Francesco e un’altra al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Fausta Bonino, l’infermiera di Piombino condannata all’ergastolo, per la morte di quattro pazienti all’ospedale Villamarina di Piombino dove ha lavorato per molti anni. Si è sempre proclamata innocente, e lo fa anche in questa sorta di memoriale, dove lancia un disperato grido di aiuto in attesa di fare un nuovo ricorso in Cassazione appena arriveranno le motivazioni della Corte di Appello bis che il 29 maggio l’ha condannata all’ergastolo. Una vicenda che va avanti dal 2015 quando la Bonino venne stata accusata di aver ucciso 14 pazienti ricoverati a Piombino, utilizzando l’eparina.

Fausta Bonino, lei si è sempre dichiarata innocente e ha sempre detto che questa vicenda presenta aspetti poco chiari?

"Sono stata accusata solo in base al fatto che secondo l’accusa sarei stata l’unica persona presente in reparto in orari compatibili con la somministrazione di eparina. Come è stata verificata questa circostanza? La mia presenza si basa soltanto sulla analisi del mio cartellino. Non c’era nessun badge né tornello per identificare l’ingresso in terapia intensiva. I testimoni hanno dimostrato che vi erano spesso porte apribili dall’esterno. Gli inquirenti si sono limitati a guardare le presenze tramite i cartellini senza verificare se esistevano altre vie di accesso al reparto. Questa circostanza di assoluta rilevanza non è stata presa in considerazione nella elaborazione dei tabulati delle presenze, ma è la prova regina del processo".

Non è il solo aspetto che vuole sottolineare?

"Non è stato accertato come avrei somministrato ai pazienti la sostanza individuata dall’accusa. In uno dei casi ben sei testimoni affermano di non aver mai abbandonato il paziente e di non avermi mai visto vicino".

Cosa pensa?

"Sono stato l’unico soggetto delle indagini a senso unico. All’inizio i casi di cui mi hanno accusato erano più di quattro. Chi li ha uccisi? E sul movente: in primo grado il presupposto del movente sarebbe da ricondurre alla mia pregressa epilessia, patologia sempre segnalata ai datori di lavoro, sotto controllo da anni. Io non ho ucciso nessuno".

Perché ha fatto questo memoriale?

"Per la mia famiglia che mi sostiene. Faremo ricorso in Cassazione, ma non mi aspetto niente: andrò in carcere da innocente. Spero che qualcuno si metta una mano sul cuore".

Il tribunale della libertà di Firenze nel 2016 nelle motivazioni di annullamento della misura cautelare in carcere scrisse che "gli elementi indiziari non sono connotati da gravità, precisione e concordanza" e terminarono con questa domanda. Perché Fausta Bonino e non altri? La stessa domanda che da quasi dieci anni l’infermiera si fa ogni giorno.