Roma, 20 dicembre 2024 - L’eredità della famiglia Agnelli è da anni al centro di una – anzi più – vicende giudiziarie particolarmente intricate, con ben cinque procedimenti che la riguardano, in corso sia in Italia che in Svizzera. L’intervista che John Elkann ha rilasciato al magazine francese Le Point, in cui accusa la madre, Margherita Agnelli, di essere una “persona naturalmente violenta”, è l’ultima tappa di un’amara saga familiare che si consuma intorno alla spartizione dell’impero di Gianni Agnelli, presidente Fiat dal 1966 al 1996.
John Elkann l’erede designato
Nelle intenzioni del capofamiglia, il suo impero doveva rimanere nelle mani di una sola persona. Gianni Agnelli considerava però il primogenito Edoardo – morto suicida nel 2000 – inadatto al ruolo, e indicò come suo successore Giovanni, figlio del fratello Umberto. Tuttavia, Giovanni Agnelli morì per un tumore all’intestino nel 1997. Alla fine, la scelta ricadde sul primogenito della figlia Margherita, John Elkann – avuto da Alain Elkann con Ginevra e Lapo – che nel 1997 possedeva già il 24,87% della società Dicembre, la storica "cassaforte" di famiglia che permette il controllo della Giovanni Agnelli BV e a cascata della holding Exor che a sua volta controlla Stellantis, Ferrari, il gruppo editoriale Gedi, la squadra della Juventus e tutto l'impero della ex Fiat, valutato 33 miliardi di euro.
L’accordo del 2004
Nel 2004, un anno dopo la morte di Gianni Agnelli venne firmato un accordo per la divisione della sua eredità. Nel documento la figlia dell’avvocato rinunciava - in cambio di 1,3 miliardi di euro - a qualsiasi pretesa sulla società Dicembre. Che fu così spartita tra John Elkann, che ottiene il 60% delle quote, e i suoi fratelli Lapo e Ginevra Elkann, destinatari del 20% ciascuno. La questione sembrava pacificamente risolta: Margherita Agnelli – sposata dal 1981 in seconde nozze con Serge de Pahlen, da cui ha avuto altri 5 figli – dichiarò di aver firmato l’accordo “per guadagnare la pace”, dal momento che i suoi famigliari non le rivolgevano più la parola (la donna. “Ho preferito una tregua”, disse. Ma pochi anni dopo, nel 2007, la donna intraprende un’iniziativa legale che dà il via ad una serie di scontri e controversie all’interno della famiglia.
La causa di Margherita contro i figli
Margherita Agnelli chiede il rendiconto dei beni del padre, perché sospetta che ai tempi dell’accordo non le fosse stata rivelata la reale consistenza del patrimonio e che esista quello che venne definito un “tesoretto” all’estero di cui non era stata messa a conoscenza. Nel 2015 la sua causa fu giudicata infondata dalla Corte di Cassazione, ma nel 2020 la donna ne avvia una seconda in cui si sostiene che l’accordo del 2004 è nullo: Margherita Agnelli rivendica così di avere diritto alla parte di eredità che le spettava come unica figlia, pari al 50% dei beni. La questione non è ancora risolta: gli avvocati di Margherita Agnelli sostengono che l’intesa è nulla in quanto il diritto italiano non prevede la possibilità di rinunciare a una futura successione (all’epoca dell’accordo era ancora in vita la madre Marella Caracciolo). La controparte si appella al fatto che l’accordo è stato sottoscritto in base al diritto vigente in Svizzera dove – fino alla sua morte nel 2019 – risiedeva la moglie di Gianni Agnelli.
Marella Caracciolo e l’accusa di evasione
Intorno a questa vicenda si sono sviluppati ben cinque procedimenti giudiziari: oltre a quello riguardante l’accordo sull’eredità, la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta riguardante la madre di Margherita Agnelli e moglie di Gianni Agnelli Marella Caracciolo de Castagneti, morta nel 2019, che coinvolge anche John Elkann. Il nodo centrale riguarda la residenza della donna: l’accordo del 2004 prevedeva che la figlia versasse alla madre una sorta di “rendita vitalizia”, il cui importo mensile non è chiaro (ma secondo diversi quotidiani si aggirerebbe complessivamente intorno agli 8 milioni di euro). Questi versamenti però non compaiono nelle dichiarazioni dei redditi di Caracciolo per gli anni 2018 e 2019: secondo l’accusa, la donna avrebbe evaso il fisco italiano.
Perché la questione della residenza è dirimente
Secondo la difesa, Caracciolo non era tenuta a pagare le tasse in Italia perché risultava formalmente residente in Svizzera. Secondo gli avvocati di Margherita Agnelli, invece, almeno nel 2018 Caracciolo avrebbe passato molto più tempo in Italia che in Svizzera. La vicenda è strettamente legata alla divisione dell’eredità di Gianni Agnelli: se infatti un tribunale confermasse che Caracciolo fosse ai tempi residente in Italia, e non in Svizzera, la decisione potrebbe anche invalidare definitivamente l’accordo del 2004.
La controversia sui tesori d’arte
Infine, si affianca ai procedimenti precedenti una vicenda riguardante una collezione di opere d’arte, conservata in tre proprietà immobiliari di Gianni Agnelli, che comprende quadri di Claude Monet, Pablo Picasso, Giacomo Balla, Giorgio de Chirico e John Singer Sargent. Nel 2003, alla morte del marito, Marella Caracciolo ereditò le tre proprietà e le opere d’arte in esse contenute. Ma l’anno successivo, con la firma dell’accordo per l’eredità, Margherita Agnelli ottenne anche questi tre immobili, di cui entrò in possesso nel 2019, alla morte della madre.
Ma dove sono finiti i quadri?
Dopo avere fatto alcune ispezioni il legale di Margherita Agnelli, Dario Trevisan, denunciò al tribunale di Torino che dagli esami della documentazione “risultavano ammanchi di beni di ingentissimo valore”, tra cui anche le opere d’arte. I fratelli Elkann sostengono che l’accordo non comprendesse l’inventario dei quadri, che quindi non sono mai stati di proprietà di Margherita e dopo la morte di Caracciolo furono ereditati direttamente dai nipoti. Secondo alcune ricostruzioni sembra che la pagina dell’accordo con l’inventario fosse stata strappata dal fascicolo poco prima della firma, senza il consenso di Margherita. Tuttora non si sa dove si trovino i quadri. A inizio gennaio il tribunale di Milano ha archiviato il caso, ma ha stabilito anche la necessità di interrogare Paola Montalto e Tiziana Russi, due delle più vicine collaboratrici di Caracciolo, che si occuparono della stesura dell’inventario dei beni ereditati.