Torino, 25 settembre 2024 – Ci sarebbe un piccolo esercito di familiari, avvocati, commercialisti, segretarie e collaboratori domestici impegnati, secondo la procura di Torino, a provare la residenza stabile in Svizzera, anziché nel capoluogo piemontese, di Marella Caracciolo, vedova dell'avvocato Gianni Agnelli, morta nel 2019. Una manovra, secondo l'accusa, volta a ridurre la "massa ereditaria", sfuggire alle maglie del fisco italiano e alle pretese della figlia, Margherita. Ma la novità che emerge nelle cento pagine del decreto con cui il gip Antonio Borretta ha disposto il maxi-sequestro di 74,8 milioni di euro nell'ambito dell'inchiesta che ruota intorno all'eredità di Gianni Agnelli, riguarda due trust “fittizi” alle Bahamas, donazioni false di gioielli e preziosi per 170 milioni.
Il libro, le amicizie e la residenza in Italia
Una costruzione faraonica che per quasi dieci anni avrebbe richiesto l'impegno, in Italia e all'estero, di un piccolo esercito impegnato a supportare la tesi della residenza elvetica. Persino la pubblicazione del libro 'Ho coltivato il mio giardino', scritto da Marella Caracciolo e dalla nipote Marella Chia e pubblicato in Italia nel 2014 da Adelphi, secondo i pm servì a puntellare questa impalcatura. Quello che sarebbe potuto apparire come un romantico excursus sui "luoghi del cuore" di un'anziana signora era, secondo l’accusa, una pubblicazione ispirata dal nipote John Elkann e "funzionale" al progetto di rafforzare l'idea della residenza fittizia. Si arrivò – è la tesi dell’accusa – "addirittura a modificare il testo originale" con correzioni e aggiunte: occorreva spiegare e sottolineare che Marella, lasciata St.Moritz perché "l'alta quota non si addiceva più alla sua salute", aveva trovato casa a Leunen, vicino a Gstaad, "in una bellissima zona dove vivono molti dei suoi amici".
La lista "postuma” dei regali
Sono stati parecchi, secondo pm e guardia di finanza, gli escamotage ideati per nascondere al fisco italiano le sostanze di Marella. Uno è la "creazione di trust fittizi" a Nassau, chiamati 'The providenza settlement' e 'The providenza II settlement', dove furono conferiti i beni ereditati da Marella alla morte del marito Gianni Agnelli (si parla di 800 milioni trasformati in quote di un fondo lussemburghese). Al decesso della donna, nel febbraio del 2019, il tutto passò ai nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann. I quali avrebbero aggirato la tassa di successione con su una quantità di opere d'arte e di gioielli di proprietà della nonna "facendoli figurare falsamente come donazioni mentre era ancora in vita". Un indizio è un documento redatto il 10 settembre 2019 che sarebbe stato preparato per associare ad ogni 'regalo' una ricorrenza: anniversari, compleanni, nascite di figli. Si trattò, sempre a giudizio dei pm, di una "spartizione post mortem". Il pezzo più pregiato della collezione è un un paio di orecchini con diamanti da 78 milioni di euro che risulta donato da Marella alla nipote Ginevra.
“Colf per nascondere ‘letto freddo’ in Svizzera”
Ma il grosso del lavoro, sempre secondo i pm, comportò la creazione di una residenza fittizia all'estero: era anche necessario assumere una persona che lavorasse part time "per superare – come scrisse un avvocato elvetico a John Elkann – l'impressione che la casa sia sempre vuota: in Svizzera chiamiamo queste case 'letti freddi'".
La difesa: “Sequestro ingiustificato”
Ricostruzione rigettata dai difensori di John, Lapo e Ginevra Elkann, che preparano il ricorso al riesame e contrattaccano: "A fronte dello stillicidio di documenti che dovrebbero essere discussi nelle aule giudiziarie, e che vengono invece diffusi in modi che non consentono alcun giusto contraddittorio, rinnoviamo la ferma convinzione di poter dimostrare l'estraneità alle accuse dei nostri assistiti. Ribadiamo che il sequestro è ingiustificato: i fratelli Elkann hanno sempre assolto i loro oneri fiscali, e i loro beni sono alla luce del sole", scrivono i legali.