Venerdì 8 Novembre 2024
GIOVANNI BOGANI
Cronaca

Vanzina: "Chiamo Verdone e suono il piano. Torneremo a sorridere"

L’isolamento del papà dei cinepanettoni: il virus è stato uno schiaffo ma ci ha fatto scoprire la vita vera. "Il mio rapporto con la fede? Prego da solo, vicino casa, nella chiesa col crocifisso di Guido Reni"

Enrico Vanzina

Enrico Vanzina

Roma, 12 aprile 2020 - Raggiungiamo Enrico Vanzina al telefono. È solo, nell’ufficio della casa di produzione dove ha scritto tanti film vacanzieri, natalizi: pieni di equivoci, di gag, di sorrisi pronti ad affiorare. Sapori di mare e vacanze di Natale; fotografie di un’Italia glamour o supercoatta, champagne e cipria, sci e ombrelloni, gonne, giarrettiere: qualche volta, sotto il vestito niente, qualche volta una pericolosa sorpresa... Un ritratto degli italiani raccontati con humour, cinismo e – alla fine – una certa simpatia. Ma adesso è difficile trovare le energie, gli spunti, la luce per un guizzo di humour. "Sono preoccupato, come tutti, per questa cosa inaspettata e ingovernabile che ci ha investito", dice. "Ho il senso di uno smarrimento totale. E io, che in fondo ho passato la vita a riflettere, non ho soluzioni su nulla, non arrivo a elaborare contributi intelligenti a questa tragedia".

Riuscirebbe a trovare qualcosa che strappi un sorriso, in tutto questo? "Per riuscirci, ci vorrebbe un fuoriclasse immenso come Roberto Benigni: solo lui è riuscito a creare situazioni comiche raccontando l’Olocausto, con un capolavoro come ‘La vita è bella’. O ci vorrebbe Ernst Lubitsch, che fu capace di far ridere a crepapelle su Hitler, in ‘Vogliamo vivere!’, girato nel 1941, quando era Hitler il virus che infestava il mondo".

Ha colto qualche situazione grottesca, in questi giorni? "L’ho proprio vista. Di fronte a casa mia una coppia ha avuto anni di liti terrificanti: una vera ‘Guerra dei Roses’. Alla fine, con i figli ormai grandi, si sono separati. Ma ora il virus ha riunito di nuovo, e per forza, tutta la famiglia. Con lui che dal letto magari chiama la nuova fidanzata, e lei che a un metro di distanza fa lo stesso. Sarebbe bello raccontare l’amore al tempo del Coronavirus, quando tutto sarà finito".

Anche il Neorealismo, il momento più alto del nostro cinema, raccontò la tragedia della guerra appena finita. "Sì, e ci dette un prestigio internazionale immenso. Ma la gente, anche allora, preferiva ridere con Totò".

Totò che era diretto da suo padre Steno. Cosa penserebbe adesso, suo padre, di tutto questo? "Lo immagino seduto a un caffè nell’aldilà, insieme a Ennio Flaiano, Leo Longanesi, Enzo Biagi e Indro Montanelli: loro sì che saprebbero fare un bel resoconto di questi tempi. Soprattutto Flaiano saprebbe raccontare il tragico e il buffo di questi giorni e le caratteristiche degli italiani".

Buone o cattive? "Ci sono personaggi che stanno venendo fuori come maschere da commedia dell’arte: il mio amico Carlo Verdone vorrebbe assolutamente De Luca, il governatore della Campania, per un film!".

Chi sente più spesso? "Carlo Verdone tutti i giorni; Marco Risi, Marco Tullio Giordana, Vincenzo Salemme e il mio amico Roberto Gervaso. Parliamo spesso di questi giorni così difficili e siamo convinti che sarà ancora dura, ma torneremo a sorridere".

Che cosa fa in questi giorni? "Sto scrivendo. Ho finito un nuovo libro, e fra poco uscirà su Netflix, prodotta insieme a Lucky Red, una commedia che ho scritto, ‘Sotto il sole di Riccione’. La noia non la conosco: suono il pianoforte, e mando qualche video ai miei amici. Ho una chat con loro sulla vita, la filosofia, le paure e le speranze".

Oggi è Pasqua. Le capita di pregare? "Sì: sono andato nella chiesa di San Lorenzo in Lucina, a pochi metri da casa, e prego. Stare lì, a tu per tu col crocifisso di Guido Reni, è un’emozione difficile da raccontare".

Cambierà qualcosa, nella società, dopo? "Abbiamo preso uno schiaffo enorme. Forse capiremo quanto è importante scambiarci due parole. Abbiamo pensato di poter vivere tutti tuffati nei nostri smartphone, ma abbiamo capito che la vita vera ci manca".