di Alessandro Farruggia
Conferma delle misure di prevenzione anticoronavirus fino al 31 luglio e stato di emergenza prorogato non più fino a fine anno ma ‘solo’ fino al 31 ottobre. È governo, che nel consiglio dei ministri di domani varerà un nuovo Dpcm che prorogherà a fine mese tutte le misure restrittive contenute nel documento dell’11 giugno scorso, che scadevano il 14 luglio. È possibile un inasprimento dei controlli, e comunque verrà confermata la flessibilità tra regioni.
Per le aperture di negozi, ristoranti, attività economiche e professionali, sale concerto, discoteche, spiagge, sagre, fiere – fermo restando il rispetto rigoroso del distanziamento sociale – saranno i regolamenti regionali a stabilire il ‘come’’ anche se (in particolare per le manifestazioni aperte al pubblico) il comitato tecnico scientifico fornirà al governo delle linee guida precise che dovrebbero essere recepite nel Dpcm. Confermato l’uso delle mascherine negli spazi chiusi, i luoghi di culto dovranno continuare a garantire il distanziamento dei fedeli. Cinema, teatri e auditorium continueranno ad avere posti a sedere preassegnati e distanziati, e con un massimo di mille spettatori per spettacoli all’aperto e 200 in luoghi chiusi. Sempre fino al 31 luglio resteranno in vigore i protocolli di sicurezza come condizione di apertura delle attività produttive e commerciali, assicurando che la distanza interpersonale di almeno un metro sia rispettata, che gli ingressi avvengano in modo dilazionato e che venga impedito di sostare nei locali più del tempo necessario.
Confermata anche la stretta per i 13 Paesi a rischio introdotta la scorsa settimana e le misure di quarantena precauzionale per chi arriva dai Paesi non UeShengen. A riferire in Parlamento le decisioni adottate dall’Esecutivo sarà il ministro Roberto Speranza: il titolare della Salute si presenterà domani sera in aula a Montecitorio e illustrerà il provvedimento.
Dopo le proteste delle opposizioni e la posizione della presidente del Senato, il governo starebbe invece maturando l’orientamento di prorogare lo stato di emergenza non più fino al 31 dicembre ma fino al 31 di ottobre. Favorevoli i partiti di maggioranza, mentre l’uso di strumenti che non possano essere modificati da senatori e deputati unisce invece gli esponenti delle opposizioni: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia puntano l’indice contro il rischio di ‘pieni poteri’ esercitati dal premier attraverso la scelta di strumenti normativi con corsie preferenziali, ma anche contro i partiti di maggioranza. Giorgia Meloni è convinta che la proroga dello stato di emergenza non sia altro che "un escamotage di ministri e parlamentari per salvare le poltrone" mentre Silvio Berlusconi ha preso carta e penna e in una lettera alla Stampa ha ribadito la "disponibilità a collaborare" ma ha anche definito "inaccettabile sul piano della procedura la decisione di forzare ancora la Costituzione e la trasparenza del processo democratico". A palazzo Chigi ne hanno tenuto conto ed è anche per questo che ora si parla del 31 ottobre e comunque dopo un confronto parlamentare.