Una donna uccisa ogni tre giorni. Ma, paradossalmente, in calo quasi dell’11% rispetto all’anno scorso. L’XI rapporto di Eures spiega che sono 99 le donne ammazzate in Italia tra il primo gennaio e il 18 novembre. Anche le vittime maschili però sono in decremento (-18,2%). E l’incidenza di quelle femminili sul totale degli omicidi aumenta al 37,9%. Le vittime straniere crescono del 41,2%. Ma c’è anche una forte diminuzione degli autori di nazionalità non italiana, passati da 23 a 16, -30,4%. E un dato: mentre il 45,8% degli omicidi con vittime donne e straniere è commesso da autori italiani, solo nel 4% dei casi le vittime italiane vengono uccise da uno straniero. Una percentuale tra l’altro in forte calo rispetto al 13,5% censito nel 2023.
NOVE FEMMINICIDI SU DIECI COMMESSI IN FAMIGLIA
La dimensione di gran lunga più ad alto rischio per le donne resta la famiglia: quelle uccise in questo contesto sono l’88,9% del totale. Forte è la crescita delle figlie uccise, generalmente all’interno di stragi familiari o vendette nel confronti della coniuge o partner. In aumento anche i femminicidi collegati a patologie e dipendenze che le famiglie affrontano senza supporto. In ultimo, cala in modo significativo l’incidenza delle vittime uccise per "gelosia patologica/possesso", area che caratterizza esclusivamente i femminicidi con 18 donne uccise (20,7% di quelli familiari, dalle 32 dall’anno prima).
IL CORTEO
E intanto la giornata di ieri è stata caratterizzata dal corteo nazionale di Non una di meno a Roma, da piazzale Ostiense a piazza Vittorio Emanuele II. A un anno dalla morte di Giulia Cecchettin il bersaglio polemico è il ministro Giuseppe Valditara per quello che ha detto nel giorno della presentazione della Fondazione alla Camera. Uno degli slogan è "Disarmiamo il patriarcato", che "esiste e la guerra è la sua più brutale espressione, riaffermando la legge della sopraffazione, del possesso, dello stupro. Sono le donne, i bambini, le persone Lgbtqia+ a pagarne doppiamente il prezzo", dicono le attiviste. Si parte con l’urlo muto, un minuto di silenzio in ricordo di Giulia e delle altre vittime.
LA MAREA TRANSFEMMINISTA
Intanto una foto del ministro viene bruciata davanti al ministero prima dell’inizio del corteo. Lo rivendicano il movimento Aracne e i collettivi: "104 morti di Stato. Non è l’immigrazione ma la vostra educazione", scrivono su un manifesto. "Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce" e "Oggi Roma è transfemminista", si canta mentre la marea arriva all’Esquilino. "Il patriarcato agisce costantemente una guerra sui nostri corpi. Una guerra che riguarda le limitazioni alla nostra possibilità di autodeterminarci, le limitazioni al diritto all’aborto, ma anche la violenza che subiamo quotidianamente nelle nostre case dalle persone delle nostre relazioni più intime", spiega Carlotta di Non una di meno: "Anche questo governo è patriarcale: non basta una premier donna per non esserlo".