Martedì 12 Novembre 2024

Alatri, i funerali di Emanuele Morganti

La salma del giovane massacrato dal branco portata in spalla dagli amici fino alla chiesa tra palloncini bianchi e striscioni

La sorella di Emanuele Morganti (Ansa)

La sorella di Emanuele Morganti (Ansa)

Alatri (Frosinone), 1 aprile 2017 - E' il giorno del dolore, per la famiglia e gli amici di Emanuele Morganti, il ventenne massacrato da un branco nella notte tra venerdì e sabato scorsi. La frazione di Tecchiena è stata 'invasa' da palloncini e fiori bianchi. E anche gli amici indossano magliette bianche con un cuore al centro e la sua foto: "E' il colore dell'innocenza", dicono. E lui è morto innocente. In molti si sono stretti intorno ai genitori del giovane, che per ore hanno vegliato sulla bara, pure bianca, del figlio tanto orrendamente massacrato. A fine omelia la madre ha preso la parola. "Emanuele era un angioletto, ma che dico, un caciarone pieno di vita. Dio non lo ha chiamato perché cattivo ma lo ha solo ricevuto dalla cattiveria degli uomini. Lo ha accolto". Commoventi e insieme dure le parole della sorella Melissa: "Adesso venga fatta giustizia e chi ti ha portato via abbia un nome". E' Melissa a portare la bara, stravolta dal dolore. 

L'OMELIA - Alle 15 sono iniziati i funerali, celebrato dal vescovo Lorenzo Loppa. La chiesa è stracolma, come pure il pratone antistante. Dal pulpito Loppa ha parlato di "ferocia spietata" e di "una violenza che arriva da lontano e che ha fortemente inquinato i pozzi della convivenza umana". E dice: "Abbiamo perso il senso di guardare la vita con gli occhi del bene comune e senza tirarmi indietro credo che ci sia stata anche una lentezza o una latitanza da parte delle Istituzioni: lo Stato, la Chiesa, scuola". 

"Quante domande ci siamo fatti in questi giorni. Il Signore dov'era quando Emanuele era pestato a sangue? Quante volte possiamo accusare Dio di 'assenza', di omissione di soccorso - dice ancora il vescovo durante l'omelia - Ma la sua invisibilità fa appello alla nostra fede. 'Io sono la resurrezione', dice Dio. Se credete vedrete la gloria di Dio. La fede è la condizione che Dio ci chiede. Le esequie di Emanuele ci interpellano sulla nostra capacità di amare. Ecco chi vince la morte: è l'amore". 

E ancora: "Non sono abituato a battere le mani sul petto degli altri. Come stiamo accompagnando questi giovani alla vita? Chiediamocelo e non dimentichiamo che siamo cristiani. La forza straordinaria della Pasqua è l'opera di trasformare il mondo, così noi dobbiamo passare dal sentimento di vendetta a uno di misericordia e alla responsabilità.  Gesù è venuto non per insegnarci ad accettare la morte, ma per amare la vita. C'è un solo modo per far finire la violenza: è non rispondere con la violenza. Perché la violenza prospera sulla violenza".

Un'omelia toccante e incentrata sulla parabola di Lazzaro e della sua resurrezione. "Gesù non si è vergognato di piangere sulla tomba di Lazzaro, sulla tomba di un amico perché le lacrime servono a dimostrare i sentimenti. Ma bisogna piangere, piangere con il cuore. Gli occhi pieni di lacrime in un animo arido non hanno valore".

L'ARRIVO DELLA SALMA - La salma del giovane è arrivata poco dopo le 11 a Tecchiena Castello, la frazione di Alatri dove viveva il ragazzo: un corteo di amici e parenti ha scortato il carro funebre nella sua casa. La bara è stata accolta da un lungo applauso. 

Dopo una sosta di dieci minuti, la bara bianca è stata portata a spalla dagli amici fino alla chiesa, per circa 300 metri. Gli amici si sono dati il cambio per trasportare il feretro seguito da un lungo corteo di persone in lacrime. Nella chiesa di Tecchiena è stata allestita la camera ardente fino alle 15, quando sono iniziati i funerali. I genitori di Emanuele  sono accanto alla bara del figlio da ore. A salutare i parenti e gli amici c'è fuori dalla chiesa il fratello Piero, che ringrazia tutti per essere venuti. 

LA MADRE - Molti i commenti e i ricordi. "Emanuele non ha incontrato nessun buon samaritano", sussurra distrutta dal dolore la signora Lucia, madre di Emanuele, e prende come esempio la parabola del Vangelo secondo Luca nella quale si mette in risalto la misericordia e la compassione cristiana da mostrare verso il nostro prossimo, chiunque esso sia.  "Emanuele aveva sempre il sorriso, era solare e soprattutto era un bravo ragazzo", ha detto una cugina della nonna di Emanuele, tra le lacrime. Una vicina lo ricorda quando era piccolo e fino a pochi giorni fa, "davvero una bella persona che aiutava molto la madre che da anni combatte con una malattia".

Emanuele Morganti con la fidanzata
Emanuele Morganti con la fidanzata
GLI STRISCIONI  -  Sono tanti gli striscioni appesi attorno alla chiesa: 'Nessuno muore mai completamente... rimarrai sempre vivo dentro di noi!', 'Vorrei solo averti di nuovo accanto, stringerti e dirti che la vita è un po' meno complicata se ci sei tu con me', con la foto di Emanuele e di un suo amico. In un altro striscione, ancora una foto di Emanuele sorridente e accanto la scritta 'Il perdono lasciamolo a Dio... Per Emanuele solo giustizia'.