Roma, 2 luglio 2019 - Primo passo concreto nelle indagini vaticane sul caso di Emanuela Orlandi, la figlia di un commesso della Prefettura della Casa pontificia scomparsa a Roma il 22 giugno 1983. L'Ufficio del Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano ha disposto l'apertura di due tombe presenti presso il Cimitero Teutonico. Le operazioni peritali sono fissate per il prossimo 11 luglio.
In aprile il Vaticano ha annunciato l'avvio di un'inchiesta sulla vicenda, a 36 anni dalla scomparsa di Emanuela. "La decisione del Tribunale - spiega Alessandro Gisotti, direttore della sala stampa vaticana - si inserisce nell'ambito di uno dei fascicoli aperti a seguito di una denuncia della famiglia di Emanuela Orlandi che, come noto, nei mesi scorsi ha, tra l'altro, segnalato il possibile occultamento del suo cadavere nel piccolo cimitero ubicato all'interno del territorio dello Stato Vaticano".
La nuova pista era stata aperta da una lettera inviata al legale della famiglia Orlandi. "Cercate dove indica l'angelo", si leggeva nella missiva dove si faceva riferimento al cimitero teutonico come luogo dove sarebbe stato occultato il cadavere della ragazza. Gli avvocati della famiglia avevano subito presentato formale istanza al segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, per riaprire quella tomba 'sospetta'.
L'APERTURA DELLE TOMBE - Il provvedimento giudiziario prevede una complessa organizzazione di uomini e mezzi. Sono coinvolti operai della Fabbrica di San Pietro e personale del COS, il Centro Operativo di Sicurezza della Gendarmeria Vaticana, per le operazioni di demolizione e ripristino delle lastre lapidee e per la documentazione delle operazioni.
Per ragioni di carattere giuridico l'autorità inquirente vaticana non ha giurisdizione per svolgere indagini sulla scomparsa, avvenuta in Italia, della Orlandi. L'iniziativa riguarda soltanto l'accertamento della eventuale sepoltura del corpo nel territorio dello Stato vaticano. In ogni caso, le complesse operazioni peritali sono solo la prima fase di una serie di accertamenti già programmati che, dopo l'apertura delle tombe e la repertazione e catalogazione dei resti, porteranno alle perizie per stabilire la datazione dei reperti e per il confronto del Dna.
IL FRATELLO DI EMANUELA - "Finalmente è stata presa una decisione sulla nostra istanza e di questo sono contento", commenta Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. "Ringrazio il cardinal Parolin e il comandante della Gendarmeria Vaticana Giani - aggiunge - per l'attenzione e la volontà nel cercare di fare chiarezza. In questi mesi evidentemente si è lavorato in silenzio".
LA MAMMA - "Sono passati troppi anni nel silenzio". Maria Orlandi, la mamma della ragazza, dà sfogo a tutta la sua delusione per i "tanti anni passati nel silenzio senza sapere nulla di Emanuela". La notizia della nuova indagine da parte del Vaticano è "un primo atto di verità", dichiara. "Solo Dio sa cosa è successo, ma penso che dopo tutto questo tempo non la possiamo più trovare da nessuna parte", aggiunge. Maria Orlandi non riesce a trattenere la sua rabbia: "Maledetto chi sa la storia e non la dice!". Quindi lamenta: "Un'inchiesta dopo lunghi anni di silenzio. Io penso al fatto che in tanti anni nessuno si è mai fatto avanti. Mio figlio Pietro si batte da sempre, ma intorno il silenzio". E conclude: "Mi sostengo con la preghiera e poi, quando non avrò più la forza, raggiungerò anche io mia figlia. Più passano gli anni e più viene dimenticata, nel cuore la portiamo solo noi. Poi ognuno risponderà alla sua coscienza".