Roma, 10 gennaio 2024 – La Santa Sede promette che continuerà a indagare finché non verrà chiusa l’inchiesta su cosa è successo a Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana scomparsa in circostanze mai del tutto chiarite quasi 41 anni fa. “Stiamo continuando a lavorare, a differenza dell'Italia noi non abbiamo limiti di tempo, il sistema è più garantista per la persona offesa – ha dichiarato Alessandro Diddi, promotore di giustizia vaticano – Finché il caso non è chiuso continueremo a lavorarci”. Il giurista ha sottolineato all’Ansa che la Procura di Roma sta collaborando alle indagini.
Le parole arrivano dopo l’appello lanciato a Papa Francesco da parte del fratello della ragazza scomparsa, Pietro Orlandi: “Lui sicuramente sa cosa è successo a mia sorella, come lo sapevano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, altrimenti non mi avrebbe detto 'Emanuela sta in cielo, Emanuela è morta'”. Circa un anno fa, proprio il pontefice ha fatto riaprire l’inchiesta vaticana sul caso. Orlandi ha inoltre ricordato l’annuale raduno organizzato per il compleanno di Emanuela: “La manifestazione di sabato servirà a spingere per accelerare i tempi per la formazione della Commissione parlamentare d'inchiesta, visto che purtroppo ancora non si è mosso praticamente nulla – ha dichiarato – L'unica cosa positiva è che il presidente della Camera Fontana ha inviato delle lettere ai capigruppo sollecitandoli a inviare i nomi di chi dovrà farne parte”.
Scomparsa da 41 anni
Emanuela Orlandi è stata vista l’ultima volta il 22 giugno 1983 nel centro di Roma, all’uscita dalla lezione di musica nella basilica di Sant’Apollinare, quando ha deciso di non salire sullo stesso autobus delle compagne perché troppo affollato. La 15enne era in ogni caso indecisa se tornare già a casa o meno, in quanto avrebbe dovuto aspettare un uomo – incontrato qualche ora prima – che stando all’ultima telefonata alla sorella e a quanto raccontato alle amiche, le avrebbe proposto un lavoro di volantinaggio per Avon. L’azienda ha in seguito smentito che all’epoca stesse cercando figure simili. Emanuela non è mai rientrata, e il giorno successivo i genitori hanno sporto denuncia di scomparsa.
Le ipotesi sono molte. In primis, non si esclude che un ruolo nella sparizione sia stato giocato dalla cittadinanza vaticana di Emanuela, figlia di un commesso della Casa pontificia. La prima telefonata anonima è infatti arrivata alla Sala stampa vaticana appena 2 ore dopo l’ultimo avvistamento. Una delle piste era quella del presunto scambio di prigionieri: Orlandi sarebbe stata liberata se Mehmet Ali Ağca – l’uomo che aveva attentato alla vita di Giovanni Paolo II due anni prima – fosse stato scarcerato. Ağca stesso sostiene ancora che Emanuela, ormai 56enne, sia viva, ma al centro di un intrigo internazionale orchestrato dalla Cia. Tra le altre ipotesi emerse in questi anni, e mai suffragate da riscontri investigativi decisivi, il rapimento da parte della Banda della Magliana (sempre per ‘ricattare’ la Santa Sede) e la circuizione nel partecipare a festino a luci rosse, poi finito male, in Vaticano.
Gli ultimi sviluppi
Nel 2019, con la collaborazione del Vaticano, erano state aperte due tombe del Cimitero Teutonico poco distante da San Pietro, nelle quali avrebbero potuto trovarsi i resti di Emanuela. Il tutto era partito da una segnalazione anonima: “Cercate dove indica l’angelo”, facendo riferimento a una statua nei pressi delle sepolture. Le ossa rinvenuto risulterebbero però risalenti a un secolo fa. Tuttavia, i test genetici e al Carbonio14 non sono stati effettuati.
Il 22 giugno 2023, Pietro Orlandi aveva condiviso l’esistenza di nuovi sviluppi: “Però ci serve la collaborazione di persone che lavorano in Vaticano”, aveva sottolineato. Sei mesi prima, il Vaticano aveva riaperto l’indagine sul caso, seguita da una terza inchiesta della Procura di Roma 4 mesi dopo. Il 10 luglio, La7 ha riportato una delle piste al vaglio degli inquirenti vaticani, che avrebbe come principale sospettato Mario Meneguzzi, zio paterno di Emanuela e deceduto anni fa, il quale nel 1978 avrebbe fatto delle avances all’altra nipote e sorella della scomparsa, Natalina Orlandi. La famiglia ha rigettato l’ipotesi – già scartata dagli investigatori nel 1983 – in quanto quel 22 giugno 1983 l’uomo non era a Roma.