Roma, 9 gennaio 2022 - Quarant'anni di misteri, di inchieste a vuoto, di rivelazioni false e depistaggi, per tornare sempre al punto di partenza. Come in un cinico gioco dell'oca. Adesso sul caso Orlandi si riaccendono i riflettori, perché il Vaticano ha deciso, inaspettatamente, di aprire un 'indagine. Si parla di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa all'età di 15 anni nel giugno del 1983, presumibilmente rapita all'uscita dalla scuola di musica che frequentava in piazza Sant'Apollinare, a Roma. Chi conosce la storia di questo fitto giallo dà come molto probabile il coinvolgimento della banda della Magliana nel sequestro ma non si è mai risaliti al mandante, che in molti hanno ipotizzato essere un uomo del Vaticano. Solo piste però, nessun punto fermo, nessuna verità, almeno giudiziaria. Emanuela non è mai stata ritrovata, né viva né morta, con l'omertà - accusano i familiari della ragazza - della Chiesa. Secondo il fratello, Pietro Orlandi, in Vaticano chi sa non parla o non può più parlare perché è ormai passato a miglior vita.
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Ecco gli snodi principali dell'inchiesta giudiziaria.
- Le telefonate dell'americano e l'attentato a Wojtyla
- La tomba di De Pedis
- Sabrina Minardi
- Le false rivelazioni di Marco Accetti
- Ali Agca
- L'archiviazione
- Il documento con le "spese per Emanuela"
- Spuntano ossa umane in Vaticano
Le telefonate dell'americano e l'attentato a Wojtyla
Nell'immediato della sparizione si ipotizza che il rapimento di Emanuela sia legato all'attentato di Giovanni Paolo II. In questa direzione vanno le telefonate anonime, tra cui quella dell'Americano (un uomo che parla con accento anglosassone, mai identificato) che afferma di essere il sequestratore. Chiede una linea telefonica diretta con il Vaticano, promettendo la liberazione di Emanuela in cambio di quella di Ali Ağca, l'attentatore del papa. L'uomo chiama casa Orlandi, e fa ascoltare ai genitori un nastro con registrata la voce di ragazza con inflessione romana, che ripete una frase, forse estrapolata da un dialogo più lungo: "Scuola: Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, dovrei fare il terzo liceo 'st'altr'anno [...] scientifico".
Si susseguono altre telefonate ma nonostante le richieste di vario tipo, e le presunte prove, l'Americano non apre nessuna reale pista. Non vengono di fatto mai fornite prove che dimostrino l'esistenza in vita di Emanuela né tantomeno che la ragazza sia effettivamente ostaggio dei Lupi Grigi, l'organizzazione di cui Ağca faceva parte.
La tomba di De Pedis
Per una prima svolta investigativa concreta bisogna aspettare il 2005, quando a 'Chi l'ha visto?' arriva in diretta la telefonata di un anonimo che invita a vedere chi è sepolto nella basilica di Sant'Apollinare, proprio vicino all'Accademia che frequentava Emanuela. La scoperta lascia esterrefatti: il defunto è Enrico De Pedis, detto Renatino, boss della Banda della Magliana, ucciso nel febbraio del 1990. Com'è possibile che un criminale sia sepolto in Vaticano? La domanda pone altri interrogativi inquietanti.
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Sabrina Minardi
Nel 2008 la pista che porta all'organizzazione criminale della Magliana prende corpo quando Sabrina Minardi, per qualche anno compagna di De Pedis, rivela che Emanuela Orlandi è stata uccisa e che il suo corpo, rinchiuso in un sacco, è stato gettato in una betoniera a Torvaianica. Secondo la donna, la 15enne sarebbe stata rapita proprio dal boss e tenuta prigioniera in un'abitazione vicino a piazza San Giovanni di Dio, consegnata poi a dei prelati.
I magistrati romani, che procedono per sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio volontario aggravato dalle sevizie e dalla minore età della vittima, si attivano per cercare i dovuti riscontri. Ma i risultati sono scarsi. Minardi viene sentita più volte dagli inquirenti, cade in contraddizione, smentisce precedenti sue ricostruzioni del fatto finendo lei stessa sotto indagine.
Nel marzo 2010 gli accertamenti della procura vengono estesi anche ad altri soggetti vicini a De Pedis: l'autista Sergio Virtù, i due stretti collaboratori Angelo Cassani, detto 'Ciletto' e Gianfranco Cerboni, detto 'Gigetto', e poi monsignor Pietro Vergari, fino al '91 rettore della basilica di Sant'Apollinare, dove si trova la tomba dello stesso De Pedis.
Nel maggio 2012 viene aperta la tomba di De Pedis: il corpo del boss viene identificato, ma null'altro di utile dal punto di vista investigativo emerge dall'esame dei reperti ossei ritrovati all'interno della cripta della basilica.
Le false rivelazioni di Marco Accetti
Al 2013 risalgono le rivelazioni del fotografo Marco Fassoni Accetti per il quale il sequestro della Orlandi ha a che vedere con l'esistenza di trame internazionali ordite alle spalle dell'allora Pontefice. Ma Accetti risulterà teste inattendibile, una consulenza psichiatrica ne certificherà forti disturbi della personalità.
Ali Agca
L'ultima speranza dei familiari di Emanuela Orlandi è ancora legata ad Alì Agca: l'ex Lupo Grigio, che aveva sparato a Papa Wojtyla nel 1981, si presenta a sorpresa a piazza San Pietro per portare dei fiori sulla tomba di Giovanni Paolo II. La famiglia si attiva immediatamente per presentare un'istanza alla magistratura affinché l'ex terrorista turco venga interrogato. Tre anni prima Pietro Orlandi aveva avuto un colloquio con lui, nel quale Agca confermava l'ipotesi del rapimento per conto del Vaticano e faceva il nome di un cardinale, che però, avrebbe smentito tutto parlando con lo stesso Orlandi. La procura romana respinge la richiesta: Agca è ritenuto "soggetto inattendibile" per aver reso più volte dichiarazioni sul caso, sia pubbliche che in sede processuale, che si sono rivelate "infondate" e "scarsamente credibili".
L'archiviazione
I magistrati gettano la spugna e chiedono l'archiviazione dell'inchiesta poiché "da tutte le piste seguite e maturate sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di numerosi testimoni, di risultanze di inchieste giornalistiche e anche di spunti offerti da scritti anonimi e fonti fiduciarie, non sono emersi elementi idonei a richiedere il rinvio a giudizio di alcuno degli indagati". Una conclusione recepita prima dal gip e confermata poi dalla Cassazione. E' il 2015.
Il documento con le "spese per Emanuela"
Nel 2017 esce il libro-rivelazione del giornalista vaticanista Emanuele Fittipaldi, "Gli impostori". Fittipaldi riporta dei documenti ricevuti da una fonte in Vaticano, tra cui quella che sembra una "lettera di accompagnamento a una serie di fatture e materiali allegati di quasi duecento pagine che comproverebbero alla segreteria di Stato le spese sostenute per Emanuela Orlandi in un arco di tempo che va dal 1983 al 1997". Una rendicontazione per un totale di quasi mezzo miliardo di lire. L'ultima voce è raggelante: "Attività generale e trasferimento presso Stato Città del Vaticano, con relativo disbrigo pratiche finali: L. 21.000.000". La lettera è indirizzata ai vertici della Curia. "E' un documento vero o realizzato ad arte?" si chiede Fittipaldi. In entrambi casi lo scenario che si apre è inquietante.
Nello stesso anno, per il 34esimo anniversario della scomparsa di Emanuela, la famiglia Orlandi chiede alle autorità vaticane di accedere agli atti conservati sul caso. Nessuna risposta.
Spuntano ossa umane in Vaticano
Nel 2018 durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura Apostolica in via Po 27 vengono trovati alcuni frammenti ossei umani. Il pensiero va subito a Emanuela Orlandi e a Mirella Gregori, l'altra 15enne scomparsa nel 1983. E' un'ulteriore delusione per i familiari: le analisi diranno che si tratta di reperti di epoca romana.
Nel 2019 il legale della famiglia Orlandi presenta istanza al Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, per avere informazioni su una tomba del cimitero teutonico all'interno della Santa Sede. Nell'aprile dello stesso anno il Vaticano autorizza l'apertura di un'inchiesta e avvia accertamenti sulla sepoltura.
Nell'aprile 2020 il Giudice Unico del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano archivia tutto. Le perizie concludono che i reperti sono databili a epoca anteriore alla scomparsa della ragazza. E i più recenti risalgono ad almeno cento anni prima.
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