Giovedì 19 Dicembre 2024
BARBARA BERTI
Cronaca

Ema Stokholma: "A 15 anni la fuga da casa. Così ho superato le ombre della mia infanzia"

La disc jockey di origini francesi si racconta: maltrattata quand’ero piccola, sono arrivata in Italia per lavorare in un ristorante. "A fare la modella ci sono finita per caso. Ma sulle passerelle m’interessavano solo le canzoni che mettevano durante le sfilate"

"Nella musica ho sempre visto il ponte verso la salvezza. Sentivo l’amore, l’amicizia, ma anche il dolore: tutte emozioni che speravo di provare anch’io, ma che non potevo permettermi da bambina. Non potevo essere felice e neanche triste, dovevo controllare tutto. La musica mi ha salvato il culo, come si dice a Roma". Con la sua voce inconfondibile, spigolosa e bassa, addolcita dalla erre moscia francese, parla Ema Stokholma, 36 anni, italo-francese, regina dei contrasti. Bellezza statuaria da modella, tatuaggi e capelli eccentrici, sorridente e spigliata sotto le luci dei riflettori ma dentro il cuore un dramma che l’ha segnata fin da piccola.

La popolare disc jockey e conduttrice, voce di Back2Back su Rai Radio2 (insieme a Gino Castaldo), è attualmente impegnata nella ricerca di nuovi talenti al fianco di Amadeus in AmaSanremo e in Stranger Tape in Town, il nuovo programma in seconda serata di Rai4 (il lunedì) nel quale incontra gli artisti emergenti della scena rap e trap.

Ema, si rivede in questi giovani alla ricerca della loro strada?

"Li ammiro per la loro forza di volontà, hanno le idee chiare, sanno quello che vogliono. Io alla loro età non pensavo neppure di avere un futuro. Questi ragazzi d’oggi ci mangiano in testa. E poi li capisco: spesso gli adulti tendono a dare giudici invece di ascoltare i ragazzi che non si sentono compresi e anche io ho sofferto per questo".

Da chi non si sentiva compresa?

"Da tutti, dalla famiglia, dai vicini, dalla società. Gli anni della mia infanzia sono stati i più brutti della mia vita".

Per il mio bene è il libro nel quale racconta delle violenze fisiche e psicologiche subite da sua madre: ora che ha messo tutto nero su bianco si sente compresa?

"Oggi la maggior parte della gente mi chiama Ema e non Morwenn Moguerou, che è il nome che mi ha dato mia madre quando sono nata. E la mia vita somiglia molto a quella che sognavo da bambina. Sì, mi sento più compresa, meno sola e meno rabbiosa. Sono molto più pacifista rispetto a prima".

Il libro è scritto in modo distaccato, quasi non fosse lei quella bambina…

"Odio la compassione e il vittimismo. Ho voluto raccontare la storia per denunciare i maltrattamenti dei bambini abusati. Un giorno ho sentito un fatto di cronaca, un bimbo di otto anni, Giuseppe di Napoli, morto in casa sotto le botte del patrigno. Lì ho detto: devo raccontare la mia storia perché è la storia di Giuseppe, la gente deve capire che dietro a queste storie ci sono dei genitori che non stanno bene, ci sono dei vicini che stanno zitti, delle maestre che non fanno niente, i lividi si vedono".

A 15 anni è scappata di casa: dalla Francia del Sud è arrivata in Italia dove ha iniziato la carriera di modella…

"Ho fatto la cameriera e altri lavori. Sulle passerelle ci sono finita per caso. Dovevo lavorare per mantenermi e del mondo glamour della moda l’unica cosa che veramente mi interessava era la musica che mettevano durante le sfilate".

La sua musica preferita?

"Sono cresciuta con il pop di Madonna e con artisti come Michael Jackson e poi Eminem, cantanti che mi hanno fatto sentire meno sola negli anni in cui ho vissuto in Francia. Crescendo mi sono avvicinata all’hip hop anni Novanta e oggi mi piace molto la trap. Ma amo tutta la musica: ora ascolto i Radiohead, tra cinque minuti qualche cantautore francese. Non è il cantante o il genere, ma le emozioni che mi trasmette quella canzone in quel momento".

In consolle come ci arriva?

"Quando andavo in discoteca mi soffermavo a vedere il lavoro del dj e mi sono detta: ho un’ampia conoscenza musicale, sono in grado di mettere dischi anche io. E, così, mi sono messa in gioco".

I primi locali dove ha suonato?

"A Rimini e Milano Marittima nel 2009. Le prime volte in bar e locali di amici all’ora dell’aperitivo. Quasi li supplicavo: ’dai, fammi suonare, vedrai sarà divertente’".

Oggi è molto popolare, lavora in tv e radio. Ha trovato il suo equilibrio?

"Sì, ho un lavoro che mi piace, pochi ma sinceri amici su cui posso sempre contare e il mio inseparabile cane Jordan. Ho un ottimo rapporto con mio fratello Gwendal, ci eravamo persi ma poi ci siamo ritrovati. Un fidanzato? No, no sentimentalmente sono un disastro!".