Biassono (Monza), 5 febbraio 2025 – Come ogni lunedì anche questa settimana era lì, in fabbrica: «Veniva ad assaggiare i prosciutti». La passione di controllare in prima persona l’aveva presa dal padre, che aveva fatto di una piccola realtà di paese dedicata al formaggio e al burro, un colosso alimentare della salumeria. Lorenzo Rovagnati, erede insieme al fratello Ferruccio, dell’estro e della fortuna del papà, nell’enorme stabilimento alle porte di Monza del GranBiscotto, il prosciutto diventato brand con le televendite di Mike Bongiorno, non tornerà più.
L’azienda
Una lunga striscia d’asfalto che sfiora i resti di un parco agricolo al confine della città, uno svincolo che sorpassa lo stadio del Monza, poi un’alta torre, svettante sul cielo non sempre terso della Brianza, che riporta enorme il logo dell’azienda: ‘Rovagnati industrie alimentari’. Un imponente, severo edificio di cemento, immerso nel verde, che voleva trasmettere un senso di solidità pragmatica e tecnologia.
Orgoglio di famiglia
Orgoglio di famiglia, ma poca mondanità. L’unico evento, il matrimonio il 1° giugno 2019, con Federica Sironi, che l’ha reso padre due volte, in attesa di diventarlo per la terza volta. Anche la moglie si vedeva spesso in azienda, accompagnata dai bimbi. Si erano sposati dietro casa, nella vicina Macherio, che tutti conoscono per la villa berlusconiana. Chiesa di San Gervaso e San Protaso: lui in blu, lei in bianco. Al guinzaglio in tinta, coi papillon bianchi, i tre barboncini neri.
La routine di un dirigente che aveva aperto alla gestione manageriale, ma che con la dinastia non aveva mai abbandonato l’attività, concentrata in pochi chilometri, nelle fabbriche di Biassono, Villasanta e Arcore, e nei tre siti emiliani del Parmense. La mamma Claudia, il fratello Ferruccio, con lui si erano presi cura del business, con lui collaboravano. L’ombra del padre non si era mai dissolta. L’uomo della svolta, l’uomo dell’intuizione del prosciutto cotto.
Girava, controllava e assaporava
Ma Lorenzo ci metteva molto di suo. Anche l’idea, riuscita, di espandersi negli Stati Uniti. Non era lui a curare direttamente le relazioni sindacali, ma i suoi uomini. Ma in azienda nessuno poteva fare a meno di vederlo e riconoscerlo con la sua mole solida. Si presentava al cancello puntuale, all’inizio della settimana. Girava, controllava se tutto fosse in ordine. Assaporava.
Il rifugio nella rocca
Il mercoledì, invece, traslocava dalla residenza di famiglia alla rocca emiliana, a Castelguelfo di Noceto, antica proprietà della famiglia Fieschi, comprata e restaurata nel 1994, quando il duro lavoro si era trasformato in ricchezza grazie alla pubblicità di Mike Bongiorno. Era il ritiro prediletto delle passeggiate del papà. Un rifugio certamente di prestigio, ma riservato. In linea con lo stile, semplice e alla mano, della famiglia, in quello strano universo dove i milioni guadagnati con aziende capaci di esportare nel mondo non impediscono di vivere un’esistenza radicata nelle abitudini della provincia.
I viaggi in elicottero
Lorenzo viaggiava regolarmente a bordo dell’elicottero, lo stesso che lo ha tradito. Si trasferiva lì per lavoro, perché lì gestiva gli altri tre siti produttivi della società che oggi ha oltre 1.200 dipendenti.
La tragedia della Star
La sua tragedia ricorda quella, assai più sanguinosa, dell’8 ottobre 2001, quando un Cessna in prova entrò sulla pista di Linate dove decollava un MD80 della Sas. A bordo dell’aereo privato, Luca Fossati, 44 anni, erede dell’impero alimentare della Star, storia e stabilimento a una manciata di chilometri: Agrate Brianza. Per il colosso del doppio brodo iniziò una fase travagliata finita con la cessione alla attuale proprietà spagnola, nel 2005, e con una lite giudiziaria in famiglia. «Qui non accadrà», dicono i dipendenti. Per i Rovagnati famiglia e fabbrica sono tutt’uno.