Roma, 20 novembre 2023 – Cos’è la vera sorellanza? La forza delle donne che si tengono per mano. Quando una resta indietro le altre si fermano e l’attendono. Cosa è la vera sorellanza? Non stare zitte: non rimanere impassibili di fronte alla tragedia di un’altra. Ma sentire quel dolore fino alla fine del proprio corpo, capirlo, e attrezzarsi perché quel ‘mai più’ venga scolpito su una nuova prima pietra. “Questa mattina mi sono immaginata mia sorella Giulia che mi diceva ‘forza vai’. Mi diceva sempre che ero un oplita. Quando era al liceo classico mi raccontava che gli opliti erano i guerrieri e lei diceva sempre che bisogna avere la forza di un oplita”. Elena Cecchettin è la sorella guerriera: “Non starò mai zitta, non mi farete tacere”, ha detto la 24enne con lo sguardo vitreo ma potente, di chi ha reagito al femminicidio della sorella Giulia Cecchettin uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, facendo della lotta contro la violenza di genere il suo unico motivo di vita. Insieme a papà Gino. “Amore mio, mi manchi già tantissimo, abbraccia la mamma e dalle un bacio da parte mia”, aveva detto stringendo la foto di Giulia abbracciata alla madre morta di malattia un anno fa a soli 51 anni.
Elena è la fiaccola (l’etimologia greca, per quanto incerta, del suo nome dovrebbe connettersi allo ‘splendore’) di un mondo sprofondato nuovamente nel buio. E luce di speranza per tutte le donne: quelle del futuro e del presente.
Ragazza guerriera, fiaccola, vedetta. Mette in guardia tutte e tutti noi. “Mia sorella era più buona, più dolce, più sensibile di quello che tutti immaginano. Un'anima pura, un'eterna bambina ma non nel senso di stupida e ingenua; nel senso che era una persona che viveva la vita con leggerezza e senza cattiveria”. E quel ragazzo, Filippo, “è stato il vostro bravo ragazzo”. Come oltre altre 100 volte solo quest’anno: un rosario di voci di donne messe a tacere per sempre da uomini che nella maggior parte dei casi dicevano di amarle.
"Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è”. “Un mostro è un’eccezione, e invece i ‘mostri’ non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro”. Ed è ciò che “legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza come il controllo, la possessività, il catcalling”, scrive la 24enne in una lettera pubblicata sul Corriere della Sera. “Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge”, una frase che Elena aveva già scritto in una storia di Instagram ieri in risposta all’incauto ‘se’ del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini: “Se colpevole nessuno sconto di pena e carcere a vita”, commentando l’arresto del 22enne Filippo Turetta.
C’è da stare attenti ai “buoni ragazzi”. Elena lo sa. Filippo non le piaceva. Dalle mezze parole della sorella e da quello che raccontavano le compagne di università di Giulia aveva avuto "scatti di gelosia”. Dopo la rottura ad agosto non se ne era fatto una ragione. “Quello di Filippo era un comportamento malato, voleva essere sempre con lei, le controllava il telefono”, come quella volta al concerto di Milano quando Elena e Giulia erano andate insieme a sentire un gruppo e Filippo la tempestava di messaggi: “Io le ho detto: se non ti rende felice non sentirti nemmeno in dovere di restare sua amica”.
A tutto questo non c’è una medicina immediata. Elena arriva al punto e scioglie il nodo della questione: “Serve insegnare che l’amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”.
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