Venezia, 27 luglio 2024 – “Normalizzazione sistematica della violenza”: non si riferisce esplicitamente alle frasi intercettate tra padre e figlio Turetta nel loro primo colloquio dopo l’arresto, parole dette quando padre e madre per la prima volta guardano negli occhi quel ragazzo che ha confessato di avere ucciso Giulia Cecchettin.

La reazione di Elena Cecchettin arriva da un paio di stories pubblicate sui social: sfondo nero, parole nette. “Non sono sorpresa da certe notizie, assolutamente. La liberazione dalla violenza patriarcale parte dal rifiutare la violenza contro le donne e contro le minoranze. Rifiutare ogni giustificazione, perché non c’è mai una giustificazione per l’oppressione”, scrive la sorella della vittima. La stessa ragazza che con forza, lucidità e immenso dolore aveva chiesto a tutti e a tutte di non osservare minuti di silenzio per la ragazza morta, ma di fare rumore, protestare e “bruciare tutto”.
"Per Giulia e per tutti gli altri ‘duecento’ femminicidi – scrive ancora Elena –, perché nessuna vittima deve rimanere solo una statistica”. Il riferimento è diretto alle parole intercettate tra padre Nicola e il figlio Filippo: “Devi farti forza – dice al ragazzo –. Non sei l'unico... Ci sono stati parecchi altri... Però ti devi laureare. Ci sono altri duecento femminicidi! - risponde il padre - Poi avrai i permessi per uscire, per andare al lavoro, la libertà condizionale. Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti”.