Domenica 17 Novembre 2024
PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
Cronaca

Chi è l'elemosiniere del Papa, il pasdaran dei poveri fuori dagli schemi

Don Konrad Krajewsk coordina le opere di carità di Francesco. Guai a chiamarlo "Eminenza"

Cardinale Konrad Krajewski in visita a Lesbo (LaPresse)

Cardinale Konrad Krajewski in visita a Lesbo (LaPresse)

Roma, 13 maggio 2019 -  Don Corrado va in giro intorno a San Pietro a tutte le ore, e nessuno si accorge di lui. Clergyman dimesso, per niente istituzionale, se lo vedi tutto pensi meno che a un cardinale di Santa romana Chiesa. E neppure di quelli in seconda fila, visto che la carica di elemosiniere lo porta a essere spessissimo vicino al papa. Konrad Krajewski è uno dei Bergoglio-boys che l’ex cardinale argentino scelse pochi mesi dopo essere diventato papa.

Era l’agosto 2013. Krajewski faceva parte del folto gruppo di giovani preti polacchi che con il pontificato di San Giovanni Paolo II e la sua corte aveva fatto molta carriera in vaticano. Lui forse più di altri visto che già a 36 anni, nel 1999, fu nominato dal papa connazionale all’ambitissima carica di cerimoniere pontificio, figura a contatto stretto col Santo padre, grazie alla quale nel 2013 conobbe Francesco. Dopo pochi mesi ecco la nomina a elemosiniere e a vescovo.

Krajewski entrò subito nella parte, cercando di sintonizzarsi con le parole e i desideri del nuovo papa, non disdegnando anche gesti di omaggio al corso bergogliano tipo l’adozione della parola "Misericordia" come proprio motto episcopale, e fece capire di essere proprio uno di quei "pastori con l’odore delle pecore" che Francesco aveva detto di volere alla guida della Chiesa per renderla "povera per i poveri". Prendendo alla lettera gli insegnamenti del papa, Krajewski dette nuova vita a un’istituzione, l’Elemosineria pontificia, che esisteva da 800 anni ma di cui in pochi avevano sentito parlare se non per la pratica delle famose pergamene, quegli stampati con la benedizione prestampata del Santo padre che i fedeli da tutto il mondo richiedevano a pagamento in momenti ben precisi della vita, da attaccare alla parete. Un piccolo business che, giuravano in Vaticano, andava ad alimentare la "carità del papa", quella che appunto l’Elemosiniere era chiamato ad amministrare. Don Konrad con i soldi delle pergamene ha iniziato ad aprire bagni e docce sotto il porticato di San Pietro per accogliere i clochard, a visitare parrocchie dove assiste i poveri, a distribuire anche personalmente cibo e vestiario con un furgoncino. Quattro o cinque anni fa visse anche un brutto quarto d’ora quando in un incontro informale con i giornalisti fece intendere di essere stato la sera fuori dal Vaticano in compagnia del papa in borghese, ma poi tutto rientrò.

Un tipo insomma mai dentro il cliché classico del funzionario di Curia, ma semmai del prete di strada. Alla sudamericana, alla Bergoglio. Disinvolto, alla mano, anticonformista al punto da far pagare scherzosamente una sorta di tassa chi lo chiama "eminenza". Con una forte caratterizzazione sui temi dei migranti. È andato a Lampedusa, al Cara di Castelnuovo di Porto, ultimamente a Lesbo. Sempre per conto del Papa, sempre con Bergoglio come mandante. Un rapporto saldo grazie al quale è stato premiato l’anno scorso con la porpora cardinalizia. Una nomina che fece scalpore, per l’inusualità, ma che non sorprese chi conosce bene Francesco.