Cellulare in classe: sì o no? "Né sì né no: bisogna concordarne l’uso. Va regolamentato con un patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia".
Lamberto Montanari è il presidente regionale Emilia Romagna dell’Anp (Associazione nazionale dei presidi) e non è esattamente favorevole all’iniziativa partita proprio dalla sua regione, a Bologna. In questi anni ne ha viste davvero di tutti colori. Inclusa la polemica proprio sui cellulari che, nel 2018, portò l’allora ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli a varare un decalogo per l’uso dei dispositivi a scuola.
Cellulari vietati a scuola, studenti in rivolta. Ma i prof: "Era ora"
Linee guida e non un regolamento, però.
"Se esiste, come esiste, l’autonomia delle scuole, non si può intervenire in altro modo se non con linee guida".
Allora che cosa ne facciamo di questo diabolico telefonino?
"È uno strumento assimilabile al pc. Vietiamo a scuola anche l’uso anche del pc? No. Certo non possiamo controllare tutto, ma si possono fissare delle regole che devono essere comprese da chi vive la scuola. Prima fra tutte: non si usa il cellulare mentre si fa lezione a meno che non abbia finalità didattiche".
Educazione è quindi la parola chiave?
"Esatto, buona educazione. Anche degli adulti".
Al netto del decalogo dell’ex ministro Fedeli, la normativa cosa prevede?
"Che ogni scuola si regoli in autonomia, indicando i ‘delitti’ e le ‘pene’. Ogni regola va poi spiegata e condivisa perché quando non si capisce, si trasgredisce. Poi il regolamento che include, ad esempio, un capitolo cellulari, deve essere approvato dal Consiglio di Istituto, quindi sottoscritto dalle famiglie all’atto dell’iscrizione. I genitori devono sapere cosa possono fare o non fare i loro figli".
Il famoso patto di corresponsabilità...
"Esatto. I genitori, dopo, non possono pretendere che il figlio abbia il cellulare acceso a lezione. I genitori devono rendersi conto che a scuola esiste un sistema di regole a carattere educativo. Ognuno deve fare la sua parte: è evidente che se le parti entrano in conflitto, è un pasticcio e di conseguenza i giovani si disorientano"·
In conclusione?
"Il cellulare non va demonizzato, altrimenti si torna al sistema della censura. Dal canto loro, i genitori se delegano la scuola su questo fronte, non appena questa fissa regole, non possono fare retromarcia e levarsi contro, minacciando denunce. Ognuno faccia la sua parte"