di Giovanni Panettiere
La guerra totale ai cellulari in classe non paga. "Più che vietarli completamente, andrebbe disciplinato il loro uso, altrimenti è un po’ come credere di poter fermare la pioggia: la modernità non si può arrestare", sale in cattedra Enrico Galiano, docente in un istituto secondario di primo grado (ex medie). L’insegnante, scrittore di successo – tra l’altro è autore della webserie Cose da prof, con oltre venti milioni di visualizzazioni su Facebook –, non boccia del tutto l’iniziativa di Elena Ugolini, preside del liceo Malpighi di Bologna ed ex sottosegretario all’Istruzione che ha deciso di bandire gli smartphone dalla prima all’ultima ora di lezione.
Una direttiva rimandata a settembre?
"Comprendo l’intento di favorire la socialità fra i ragazzi. Tuttavia resto convinto che fra dieci-venti anni sarà normale per gli studenti utilizzare in classe il cellulare nell’ottica di effettuare ricerche o comunque per altri scopi didattici. Più che vietare gli smartphone bisognerebbe educare i giovani al loro corretto uso".
A che cosa sta pensando?
"Potrebbe essere utile inibirne l’uso per la maggior parte delle ore di lezione, lasciandolo invece a disposizione per un certo periodo di tempo da impiegare, però, insieme agli insegnanti per apprendere e approfondire certi temi del percorso di studi".
Non pensa che i telefonini distraggano gli allievi a scuolai?
"Io insegno alle medie e non tutti i miei studenti evidentemente hanno il cellulare. Ma, a parte questo, sono dell’avviso che, se un insegnamento non è particolarmente attrattivo, i ragazzi si distraggano comunque. Smartphone o meno. Ciò che conta è la capacità di coinvolgerli in aula".
La preside Ugolini vuole rilanciare la socialità bandendo gli smartphone: i social minano la capacità di relazionarsi dei ragazzi?
"I giovani continuano a relazionarsi, solo che lo fanno in maniera diversa e più libera rispetto al passato. Proprio grazie a Facebook o Instagram non sono pochi i giovanissimi, magari più timidi e introversi, che sono riusciti un po’ ad aprirsi e sentirsi parte di un gruppo".
Educare all’uso del cellulare significa cercare di scongiurare per tempo il modo non sempre ottimale con cui gli adulti impiegano gli smartphone?
"Esatto, oggi direi che sono soprattutto i grandi a rapportarsi in maniera sbagliata con il telefonino. Sullo stesso scaricano spesso frustrazioni, rabbia e aggressività. Non è il mezzo il problema, ma il suo impiego".