Roma, 1 ottobre 2024 – Prima il cartello con l’accusa d’essere un’agente sionista, poi in risposta il murale spuntato a Milano in cui Liliana Segre è ritratta con la divisa dei prigionieri di Auschwitz e, sopra, un giubbotto antiproiettile con la stella gialla degli ebrei bene in vista. La senatrice a vita è nel mirino e Edith Bruck, quasi coetanea di Segre, 93 anni contro 94, reduce anche lei dai campi di sterminio, non si dà pace.
“È una cosa folle – dice Bruck, nata in Ungheria, da settant’anni in Italia, scrittrice e traduttrice –. L’hanno presa di mira senza alcuna ragione. Liliana è una persona tranquilla, una donna giusta. Questo è puro antisemitismo. E per lei una persecuzione. La conosco, anche se non ci vediamo da tempo, e so che sta soffrendo, non è tipo da prendere alla leggera queste cose. Mi spiace moltissimo per lei, che già deve vivere sotto scorta. Dopo le persecuzioni del fascismo, ora queste aggressioni vergognose in democrazia”.
La senatrice è un simbolo e forse l’accusano di non avere preso le distanze dall’attacco dell’esercito israeliano a Gaza.
“Ma perché dovrebbe essere obbligata a prendere le distanze? Può essere pro o contro il governo israeliano, ma non è detto che debba prendere una posizione pubblica. Quello che accade a Gaza è una sofferenza per tutti noi, perché ogni vita è preziosa, non ci sono vite che valgono più di altre. Io lo so bene: per un anno e più nei campi sono stata in bilico fra la vita e la morte, e mi aggrappavo anche a un filo d’erba per restare attaccata alla vita. Tutte le vite sono importanti. Ma l’antisemitismo è così: gli ebrei vengono considerati in blocco. Se un ebreo è ladro, tutti gli ebrei sono ladri; se uno è ricco, tutti sono ricchi. E se Israele e il suo governo hanno una colpa, questa ricade su tutti gli ebrei. Con le lodi no, in quel caso il merito è individuale. L’antisemitismo in Europa sta crescendo, è una malapianta che non sarà mai estirpata”.
C’è una connessione con quanto accade a Gaza e in Libano?
“Certo che c’è. Le scelte di Netanyahu e del suo governo stanno facendo un danno enorme agli ebrei di tutto il mondo, hanno scatenato uno tsunami di antisemitismo. Ma lui non se ne cura, come non si cura delle proteste che ci sono in Israele. Ci sono state continue manifestazioni contro il governo, ma nulla è cambiato. Netanyahu dice di volere annientare Hamas e Hezbollah, ma questa è una cosa impossibile, senza senso. Anzi, facendo così, altre generazioni di palestinesi cresceranno nell’odio per Israele e ci saranno sempre nuovi miliziani. Il suo è un delirio che danneggia tutti gli ebrei, ma lui pensa solo ai processi che lo aspettano quando lascerà il potere”.
Che cosa direbbe a Netanyahu se potesse parlargli?
“Che non si rende conto del danno che fa al popolo israeliano e agli ebrei in tutto il mondo”.
Che cosa prevede dopo i nuovi attacchi in Libano e altrove?
“Non mi aspetto niente di buono. Sono molto preoccupata, perché a furia di vendette la guerra diventa un gioco di morte fine a sé stesso”.
Esiste una via d’uscita?
“Chi avrebbe il potere di fermare il governo Netanyahu sono gli Stati Uniti, perché senza di loro Israele non esiste. Potrebbero condizionare gli aiuti al cessate il fuoco”.
Perché secondo lei non lo hanno ancora fatto?
“Non lo so. Ma so che la vita anche in Israele sta diventando una non vita. Ho un nipote che vive là e passa le giornate sulle scale, per scendere nei rifugi. Non si può vivere così, nella nevrosi”.
Che futuro potrebbe esserci per Israele e Palestina?
“Questa tragedia va avanti dal 1948, con i reciproci massacri e le vendette, e può finire solo creando uno Stato palestinese. Bisogna trovare a tutti i costi una terra per costruire uno Stato indipendente; queste terre stanno diventando un cimitero”.
Pensa che una convivenza sia davvero possibile?
“È possibile e tutti devono lottare per andare in questa direzione. Anche qui da noi. A Bologna hanno esposto sul palazzo comunale la bandiera della Palestina. Perché non mettere anche quella di Israele? Chi vuole la pace fra israeliani e palestinesi deve lottare per la convivenza”.