"Dirà l’indagine come sono andati i fatti in questo terribile incidente di Roma – dichiara Giordano Biserni, presidente dell’Asaps (Associazione amici della polizia stradale) –. Ma la velocità oltre il limite di legge è purtroppo causa o concausa di quasi tutti i sinistri mortali".
Come si interrompe la catena di morte?
"Nell’epoca dell’informazione istantanea, i giovani restano prigionieri di valutazioni sbagliate: sottostimano il rischio velocità, sovrastimano tempo di reazione e prestazioni del mezzo".
Proposte operative?
"Ripartiamo dall’abc. Chi prende la patente dovrebbe conoscere gli spazi di frenata. Dovrebbe sapere che a 50 kmh, considerato il tempo di reazione di un secondo, ci metti 27 metri prima di fermarti. E a 130 kmh, ne servono 120".
Più autovelox aiuterebbero?
"Quelli fissi, nei centri urbani, ormai incastrano solo forestieri, distratti e innamorati. E quelli strategici, che i Comuni usano per fare cassa, generano rabbia e ricorsi. Senza contare il rischio di frenate in extremis e tamponamenti. Mille volte meglio il Tutor che, calcolando la velocità media, ha dimezzato i sinistri in autostrada ed è già operativo in qualche Statale".
Però non basta.
"Per il salto di qualità nella prevenzione servono più puntatori laser che acquisiscono il dato della velocità con la pattuglia in strada, consentendo la sanzione immediata, senza scuse. Ma non possiamo neppure delegare tutto all’elettronica. In strada servono più agenti perché solo così è possibile verificare, oltre alla velocità, l’eventuale uso dello smartphone alla guida, l’abuso di alcol, l’uso di stupefacenti".
E sul piano normativo?
"Andrebbe valutato di impedire ai neopatentati, che già non possono guidare le grosse cilindrate, il trasporto di altri soggetti (salvo i familiari). Perché cinque 18enni nella stessa auto costituiscono un rischio potenziale molto alto".