Venerdì 29 Novembre 2024
FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Due fratellini uccisi. Arrestata la madre: "Non sopportava più di sentirli piangere"

I delitti tra il 2021 e 2022. La primogenita aveva 4 mesi, il secondo due. La morte della piccola era stata attribuita inizialmente a cause naturali. Ma l’ultimo decesso ha insospettito gli inquirenti e fatto partire le indagini.

Due fratellini uccisi. Arrestata la madre: "Non sopportava più di sentirli piangere"

Due fratellini uccisi. Arrestata la madre: "Non sopportava più di sentirli piangere"

I carabinieri arrivano a Gazzaniga, in una zona residenziale del paese della Val Seriana. Si fermano davanti al portone di Monia Bortolotti. È una giovane mamma di 27 anni, origini indiane, arrivata in Italia da piccola e adottata da una famiglia italiana dalla quale è tornata dopo aver lasciato la casa che condivideva col compagno a Pedrengo, alle porte di Bergamo. È lei che cercano. La prelevano e la portano in carcere: deve rispondere di doppio infanticidio. Avrebbe ucciso, soffocandoli, i suoi due figli, una bambina di quattro mesi, Alice Zorzi, e un maschietto di due, Mattia. Due bambini nati sani. E sacrificati a distanza di meno di un anno l’uno dall’altra. "Non riusciva a sopportare il loro pianto", la versione degli inquirenti.

Dall’esame della documentazione sanitaria, prima e dopo la morte dei bambini, non è mai emerso un disturbo psichico "pertanto si ritiene che la donna abbia agito nella piena capacità di intendere e di volere, apparendo lucida, ben orientata, con grande capacità di linguaggio, razionalizzazione e freddezza", "tra l’altro, nell’organizzazione della propria difesa, dopo aver scoperto di essere sospettata". L’indagine dei carabinieri di Bergamo, coordinati dal pm Maria Esposito, ha preso il via dopo la scomparsa del piccolo, il 25 ottobre 2022. Era la seconda morte in culla, a distanza di solo un anno dal dramma della sorellina, avvenuto il 15 novembre 2021. Allora, però, nessuno aveva avuto dubbi. La piccola Alice, uno scricciolo nato prematuro a 7 mesi, per il medico che l’aveva esaminata senza trovare segni esterni era soffocata da un rigurgito. La coppia, nel frattempo, supera il dramma con una nuova nascita. È Mattia. Cristian e Monia convivono. Lui operaio, lei casalinga. A dire il vero aveva provato frequentando corsi di ballo, si era iscritta anche all’università, tentativi a vuoto. Si dedica alla casa, ai figli.

Ma se il primo caso passa per una tragedia, il secondo fa scattare i sospetti. In entrambe le occasioni, Monia era in casa da sola, ed era stata lei a chiamare i soccorsi. Inutilmente. La procura dispone l’autopsia sul corpicino di Mattia. Le perplessità sono anche quelle del compagno di Monia, dei parenti, che non vogliono credere all’ipotesi peggiore. "L’esito dell’esame autoptico, arrivato a febbraio 2023, ha portato alla luce la circostanza per cui la morte del piccolo era stata causata inequivocabilmente da una asfissia meccanica acuta da compressione del torace". Per gli inquirenti "un’azione volontaria per causare la morte del bambino". A questo punto vengono rivalutate le cause della morte della prima figlia. In quella circostanza Monia aveva riferito di aver dato il latte alla piccola e di averla fatta digerire in braccio fino a farla addormentare, per poi constatare, dopo essersi fatta una doccia, che la piccola, stesa nella lettino, era diventata cianotica. "Non respira più", aveva detto al 118. Il medico che aveva constatato il decesso, in assenza di evidenti segni di violenza, avendo anche trovato tracce di latte nella gola, aveva sentenziato: un caso di "morte in culla", la “Sudden infant death syndrome“, sindrome da morte improvvisa dell’infante. A distanza di tempo, però, dopo i primi esiti dei test sul corpo del fratellino, arrivati lo scorso febbraio, il pm dispone la riesumazione di Alice dal cimitero di Pedrengo per sottoporla all’autopsia. Ma la bara è danneggiata e il corpo non può dare risposte certe.

A quel punto, mentre sul caso di Mattia gli inquirenti non sembrano avere dubbi, su quello di Alice l’indagine si rivolge a mezzi più tradizionali. L’analisi di indizi, testimonianze. La donna, secondo la tesi della Procura, sposata dal gip, fornisce versioni discordanti. E si organizza, quando sa di essere indagata, per adattare il racconto. "Forse è soffocata con il cuscino", avrebbe detto di Alice. Ancora il 13 ottobre, sulla pagina social dedicata alla “consapevolezza nella Sids“, la sindrome da morte in culla, si disperava: "Perché sono andata a fare la doccia? Quanto mai ho messo Alice a dormire di lato. Purtroppo, più si avvicinano le date in cui sono scomparsi i miei due angioletti, meno trovo ragione per vivere". I magistrati non le credono.