di Alessandro Farruggia
Incapace di produrre abbastanza missili e droni, la Russia sta affidandosi sempre più ai droni suicidi iraniani (economici anche se a basso livello tecnologico). Ieri i droni iraniani hanno colpito nella notte Mikolayev e, per la prima volta, Kiev. "Sono arrivati in due ondate, alle 6.37 e alle 8.20 del mattino", spiega il capo dell’amministrazione militare regionale di Kiev, Oleksiy Kuleba.
"La contraerea – afferma il portavoce dell’aeronautica ucraina Yury Ignat – ne ha abbattuti da domenica sera a oggi (ieri, ndr) 37 su 43, quindi una percentuale dell’86% che riteniamo buona. Ma purtroppo gli altri – tre nella capitale e altrettanti a Mikolayev – hanno causato 4 vittime a Kiev: è stato distrutto un palazzo residenziale causando la morte di una giovane coppia, Bogdan e sua moglie Victoria, incinta di sei mesi, di una signora di 59 anni e di un uomo". Un altro drone, il 44°, è stato abbattuto in serata davanti a Odessa. Ieri sera sopetto attacco con droni a Cerkasy, tra Kiev e Dnipro. A Sumy ci sono state altre 4 vittime civili, ma non a causa dei droni. Teheran anche ieri ha negato di aver venduto armi all’Ucraina, ma le evidenze sono chiare e gli Stati Uniti e l’Unione europea stanno lavorando a nuove sanzioni. Secondo il Washington Post l’Iran potrebbe presto fornire anche missili balistici Fateh 110 (raggio d’azione 300 km) e Zolfaghar (700 km).
Il progressivo schieramento degli iraniani con la Russia provoca, per reazione, l’avvicinamento di Israele a Kiev. Il ministro israeliano per gli Affari della Diaspora, il laburista Nachman Shai, si è espresso a favore dell’invio di aiuti militari a kiev. "L’Iran sta trasferendo droni e missili balistici alla Russia. Non c’è più alcun dubbio su quale posizione dovrebbe prendere Israele: è tempo che l’Ucraina riceva aiuti militari, come previsto dagli Stati Uniti e dai Paesi della Nato". Pronta la replica dell’ex presidente russo e attuale numero due del Consiglio di sicurezza, il superfalco Dmitry Medvedev: "Israele sembra prepararsi a consegnare armi al regime di Kiev. È un passo molto sconsiderato. Distruggerà tutte le relazioni tra i nostri Paesi". In realtà, quella di Shai è ancora una posizione personale, in un governo provvisorio che attende le ennesime elezioni politiche che si terranno tra due settimane. Se vincesse il leader del partito nazionalista Likud Nethaniahu (i sondaggi danno ancora una situazione di parità) è improbabile che Israele possa decidere di inviare armi, perchè Netanyahu è un sostenitore dell’intesa con Mosca che consente di fatto ad Israele di effettuare i raid che da anni fa in Siria (negli ultimi 5 anni sono stati colpiti 1.200 target con 5.500 tra missili e bombe intelligenti in 408 missioni) senza rischiare problemi con la contraerea russa presente nel Paese mediorientale.
Due cose però Israele sta già riservatamente facendo. Una azienda israeliana fornisce l’elaborazione di immagini satellitari con l’identificazione dei targer militari russi e un’altra – la Iai, Israeli Aerospace Industries – in settembre ha ceduto in Polonia dei ’Drone guard’, jammer (disturbatori) capaci di abbattere droni come quelli iraniani: non a caso la Nato ne fonirà presto centinaia a Kiev. Dalla Polonia, ritengono analisti occidentali, i jammer – con Tel Aviv che ha chiuso un occhio – sono passati in Ucraina.
Ieri, infine, anche una buona notizia, in uno scambio di prigionieri sono state liberate 108 donne ucraine (96 soldatesse e 12 civili) e 110 militari russi.