di Ettore Maria Colombo
ROMA
Mentre la corsa per aggiudicarsi la poltrona di sindaco si avvicina al rush finale, la città di Roma scalda i motori per un’altra competizione, quella per aggiudicarsi l’Expo del 2030. Il premier Mario Draghi con una lettera inviata a tutti i candidati al Campidoglio annuncia ufficialmente che il governo candiderà la Capitale d’Italia a ospitare l’Esposizione Universale, "una grande opportunità per lo sviluppo della città", scrive. La candidatura di Roma si affianca ad altre città già candidate: Ryad, capitale dell’Arabia Saudita, e la città portuale della Corea del Sud, Busan.
La prima a esultare, con un romanissimo "Daje!", è la sindaca Virginia Raggi, cioè la stessa sindaca che, appena eletta, rifiutò, per Roma la candidatura alle Olimpiadi che poi si sono tenute a Tokyo, una beffa per il Coni e per il mondo dello sport. "È uno dei più importanti eventi internazionali – afferma ora, invece, Raggi –. Per Roma si tratta di un particolare motivo di orgoglio perché supera il racconto di una città dove non si possono fare le cose, anzi è la dimostrazione si può fare tutto".
A rinfacciargli esplicitamente il dietrofront sono però i suoi competitor nella corsa al Campidoglio. "Noi non diremo mai no a grandi eventi che potranno dare risorse a Roma", promette il candidato del centrosinistra Roberto Gualteri. "Ci voleva! Dopo aver rinunciato alle Olimpiadi e dopo questa idea penitenziale di non farcela, finalmente una bella sfida internazionale che Roma vincerà alla grande", rincara la dose Carlo Calenda. Per Enrico Michetti (centrodestra), la Capitale deve tornare a essere la sede dei grandi eventi: "È stato un grave errore rinunciare alle Olimpiadi del 2024 – sottolinea –, perché con i grandi eventi si creano opportunità di sviluppo".
Nei prossimi giorni è attesa la presentazione del progetto di Roma, ma già la soddisfazione per la nuova corsa è bipartisan: da Luigi Di Maio a Nicola Zingaretti, da Giuseppe Conte a Elena Bonetti, in un plauso corale che accomuna partiti come Italia Viva a partiti come il Movimento 5 Stelle, ostili da sempre alle "grandi opere", Olimpiadi, esposizioni universali.
Si scalda anche l’economia romana. Il presidente di Unindustria, Angelo Camilli, a nome del sistema delle imprese di Roma e del Lazio, ringrazia personalmente Draghi e dice: "Roma ha tutte le carte in regola per affrontare la sfida".
Ma come si è giunti alla candidatura di Roma? Tutto nasce da un progetto per una "città orizzontale" che vuole coniugare rigenerazione urbana e società civile, idea scaturita da un incontro tra la sindaca Raggi e il presidente di Unindustria, Camilli, nell’estate del 2020. Da lì è partito il primo abbozzo di candidatura trasmesso al Ministero degli Esteri a novembre del 2020. Ma poi occorreva governare il processo: la Raggi si è affidata a un diplomatico e manager di lungo corso come Giuseppe Scognamiglio che ha confezionato un dossier basato sull’idea di "città orizzontale". Infatti, dopo il Covid, superati i concept di città verticale di Shanghai e Milano, si è andati verso un ideale di convivenza in cui gli spazi a disposizione aumentano, la mobilità diventa dolce, l’inquinamento ambientale e acustico si azzera. Questa l’idea per Expo di Roma 2030, con dietro un lavoro che ha coinvolto tutte le istituzioni, le imprese e il terzo settore. Infine, il progetto è stato condiviso da tutti i candidati alla carica di sindaco: prima dell’estate, i quattro candidati hanno firmato una lettera al premier, che ha apprezzato l’approccio bipartisan ed esaminato la candidatura fino alla firma della lettera inviata ieri al Segretario Generale del Bie, il greco Dimitri Kyryakides. Il Bie è l’organismo universale che sovraintende l’organizzazione degli Expò e sarà lui a decidere sulle candidature.