Minervino di Lecce (Lecce), 24 agosto 2024 – Si sarebbe dimessa la dottoressa in servizio alla guardia medica di Minervino di Lecce (Lecce), che aveva denunciato di essere stata aggredita dal marito di una paziente, prima di Ferragosto. E ha dichiarato di non voler più svolgere i turni la dottoressa che qualche giorno fa era stata strattonata e minacciata di morte mentre svolgeva il suo servizio alla guardia medica di Maruggio (Taranto).
Abbiamo chiesto a Filippo Anelli, presidente Fnomceo – Federazione italiana ordine dei medici -, come intervenire su una situazione sempre più esplosiva. Provoca: “Saremo costretti a dimetterci tutti, se continua così. Le condizioni di lavoro non garantiscono più due requisiti importanti, la sicurezza e la dignità del lavoro”.
Ma quanto guadagna una guardia medica?
Prima di addentrarsi nell’analisi, una domanda di base: ma quanto guadagna una guardia medica? “Il compenso di una guardia medica è davvero incredibile, in negativo – risponde il presidente Anelli -: 24 euro all’ora lordi, praticamente niente. Alla fine, uno stipendio medio è sui 2mila euro”.
Aggressioni ai sanitari: “D’estate situazione esplosiva”
“Il problema – ragiona Anelli – si verifica soprattutto d’estate, quando per le ferie si abbassa il numero dei medici e aumenta la pressione su che resta in servizio. Vorrei ricordare che in Salento il numero della popolazione triplica”.
"Violenza fatto endemico: i numeri choc”
Per il presidente Fnomceo, “la violenza ormai è diventata un fatto endemico. Una ricerca ha dimostrato che il 42% di tutti gli operatori sanitari ha subito almeno un episodio di aggressione nella sua vita lavorativa. Le donne rappresentano la maggioranza delle vittime”. Le dimissioni a catena rappresentano sicuramente “un grido d’allarme”, un modo per dire “dovete risolvere il problema”.
Come va riformata la guardia medica
Per il presidente Anelli non c’è dubbio: “La guardia medica in particolare ha un modello organizzativo ormai vetusto. Chiaro che l’aspettativa del cittadino è alta ma i medici non devono più lavorare da soli. Devono essere concentrati all’interno di strutture per erogare assistenza domiciliare in condizioni di sicurezza. In particolare le dottoresse non devono muoversi sole”.