Milano, 1 novembre 2024 – Carmine Gallo conservava, nel suo sterminato archivio, anche “tutta la mappa delle famiglie calabresi” in Germania. “Me la sono presa dai tedeschi quando sono andato lì per Duisburg, un attimo che si sono distratti...”, spiega l’ex poliziotto in una delle conversazioni intercettate, riferendosi alle indagini sulla strage che il 17 agosto 2007 ha insanguinato la città tedesca, ultimo atto della faida di San Luca tra clan ‘ndranghetisti.
Il suo metodo, per collezionare documenti nel corso della lunga carriera da investigatore, era scientifico. “Noi andavamo giù in Calabria e facevamo gli accertamenti del Comune – racconta al suo interlocutore –, mandavamo via gli impiegati. Dicevo: “andatevi a bere un caffè, ci vediamo tra mezz’ora“. Chiudevo le porte e tutto quello che c’era lì fotografavo, fotocopiavo, mi prendevo tutto (...) tutto Platì, tutto Africo”. Gallo aveva capito già decenni fa che i dati, le informazioni riservate, valgono oro. E i documenti, sequestrati dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta sulle cyber-spie della Equalize, racchiudono un romanzo criminale, che tocca i misteri della storia d’Italia. “Abbiamo parti dell’archivio di Andreotti (...) una cantina grande quanto il Duomo di Milano”, racconta Nunzio Samuele Calamucci, la “mente informatica”.
L’ex carabiniere Vincenzo De Marzio, tra gli oltre 60 indagati, prima di lasciare l’Arma aveva copiato su un hard disk l’archivio del Ros di Milano. File relativi alla cattura di Abu Omar, l’imam sequestrato il 17 febbraio 2003 da agenti della Cia a Milano, che Calamucci mostra con orgoglio a uno degli indagati. “È stato preso – spiega riferendosi ad Abu Omar – poi è stato per sbaglio consegnato all’Fbi”. Parlano di documenti su Marco Mancini, che è stato ai vertici dei servizi segreti e dell’antiterrorismo. “Quello che hanno fotografato con Renzi all’autogrill”, spiega Calamucci riferendosi al misterioso incontro con l’ex premier nell’area di sosta a Fiano Romano, filmato da una prof.
“Il terrorismo cosa ti interessa? Il rapporto della Digos, le brigate rosse, l’estrema destra”, prosegue illustrando i suoi documenti. “Abbiamo un archivio infinito, questa è la Sacra corona e anche la camorra”. Parlano dei boss Riina e Provenzano, citano Matteo Messina Denaro e Pablo Escobar. Poi c’è il materiale che Carmine Gallo aveva raccolto su Silvio Berlusconi. Il “video di Ruby” di cui si parla nelle intercettazioni, definito dagli investigatori uno “strumento di ricatto di elevatissimo valore”. Calamucci parla anche di altri documenti compromettenti sull’ex premier, morto il 12 giugno 2023, che a suo dire avrebbe ricevuto da “un carabiniere che ha fatto questa intercettazione in carcere”. Massimiliano Camponovo, il suo interlocutore, resta stupito: “Roba pesante insomma”.
Una mole enorme di documenti da analizzare per gli investigatori, che parlano di “un vero e proprio archivio di polizia” segreto in via Pattari 6, a pochi passi dal Duomo, che il “tentacolare” Gallo ha composto durante gli anni di lavoro alla Criminalpol: documenti riservati, atti, foto segnaletiche, “alberi genealogici” da lui realizzati delle principali famiglie ’ndranghetiste, verbali degli interrogatori di collaboratori di giustizia su omicidi. Documenti da tirare fuori in caso di necessità, per comporre quei dossier con 15mila euro come “tariffa per gli accertamenti più completi su un soggetto”. Un archivio con “15, 16mila schede personali”, ma non solo: “Ho tutta l’analisi delle operazioni criminali italiane in altre continenti – spiega Gallo – in Australia, in Vietnam, in Cambogia”. Lui e Calamucci pensano a un nome per battezzare il database: “Gallum”, è la proposta.