di Nicola Bianchi
C’erano fior di professionisti a quelle feste a base di cocaina e sesso. Nelle ville del centro di Bologna, o nella zona ’in’ sui colli. E con loro giovani avvenenti, capaci di far girare la testa. In tutto questo, un unico punto di partenza: Villa Inferno. Tradotto: la villa di Pianoro, oltre 17mila anime nel cuore dell’Appennino bolognese, con sauna e piscina, "dove la cocaina si trovava dappertutto". Pure in un piatto della cucina. Scenario di festini a sfondo sessuale alla presenza anche di una minorenne. Da lei, dalle sue denunce, poi esplose il bubbone che oggi ha portato davanti ad un giudice per l’udienza preliminare 15 persone accusate a vario titolo di spaccio, induzione alla prostituzione minorile, produzione di materiale pedopornografico (filmati hot).
Nuova indagine
Proprio da qui ha preso le mosse la nuova inchiesta della Procura di Bologna ma con un salto di qualità. Ora, infatti, il livello si innalza e nel mirino sono finiti fior di professionisti della città: imprenditori, notai, avvocati, qualche sportivo, agenti immobiliari, impresari della moda. Molti già stati sentiti come persone informate sui fatti, in un fascicolo che ipotizza i reati di spaccio e favoreggiamento della prostituzione. Con qualche nome che, da quanto trapela, sarebbe già stato iscritto tra gli indagati. A mettere in moto il pm Stefano Dambruoso e i carabinieri del Nucleo Investigativo sarebbero state testimonianze – alcune spontanee – di ragazze che avrebbero preso parte – stando ai loro racconti – a festini all’interno di ville cittadine (ma non solo) dove noti imprenditori, che le accompagnavano su fiammanti auto di lusso, donavano per la serata dosi di ’neve’. Nero su bianco così sono finiti decine di nominativi, acquisite poi visure camerali, chat, indirizzi di case, studi, aziende, locali. Quelli di maggior grido della città dove la droga girava ed erano soliti incontrarsi certi personaggi con avvenenti ragazze per organizzare le serate. A base di coca e sesso.
Villa Inferno
Una delle ragazze, secondo quanto emerso, avrebbe parlato di una nottata trascorsa a una festa di Villa Inferno dove incontrò decine di persone, molte delle quali giovani donne, e dove conobbe Davide Bacci, l’imprenditore proprietario dell’abitazione finito nei guai con altri 14. La testimone, però, in quell’occasione avrebbe visto girare droga e ospiti in forte stato di alterazione fisica, ma non si sarebbe imbattuta in scene di sesso. Nelle settimane e mesi scorsi, gli inquirenti hanno raccolto una serie di elementi che hanno portato ad ipotizzare oltre allo spaccio anche il reato di favoreggiamento della prostituzione. Inoltre si sta cercando di capire se tra le ospiti delle nottate brave vi fossero pure delle minorenni. Oltre a Bologna, testimoni avrebbero parlato anche di qualche festa in Romagna, in un noto locale di Riccione. Molti dei professionisti tirati in ballo sono già stati sentiti per chiarire alcuni aspetti, altre posizioni sono tutt’ora al vaglio.
Patteggiare
L’11 gennaio intanto l’inchiesta ’madre’ sui festini di Pianoro tornerà in aula con un duplice obiettivo per molti imputati: sperare nella caduta dell’accusa di induzione alla prostituzione minorile (e di conseguenza del rischio carcere) per poter poi avanzare un risarcimento in denaro e strappare un patteggiamento ‘equo’ per chiudere la partita il più in fretta possibile. Tra loro c’è chi ha già presentato alla vittima – l’allora minorenne – un assegno circolare da 10mila euro.