Lunedì 28 Ottobre 2024
GIOVANNI PANETTIERE
Cronaca

Donne e Chiesa, riforme a metà

Papa Francesco ha ampliato la presenza femminile in Curia romana, ha conferito anche a religiose e laiche il diritto di voto al Sinodo, ma restano pregiudizi e prudenze sul diaconato e sul reale ascolto delle credenti

Due donne diacono nella Chiesa anglicana

Roma, 28 ottobre 2024 – Troppo per lamentarsi (solo), poco per gioire (in toto). Ad undici anni dall’ascesa di Bergoglio al soglio di Pietro, il bilancio del suo pontificato, alla voce donne e Chiesa, si legge in chiaroscuro. Il Papa ha allargato gli spazi di partecipazione ecclesiale, favorendo sia una certa declericalizzazione, sia una qualche smaschilizzazione del sistema. Prova ne sono l’apertura ad entrambi i sessi del lettorato e dell’accolitato, nonché il rafforzamento del ruolo delle donne ai vertici dei dicasteri di Curia. Ma soprattutto il Pontefice, che ha reso la sinodalità paradigma della Chiesa del XXI secolo, nel 2023 ha riconosciuto anche alle donne il diritto di voto in assise.

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Resta tuttavia sul tavolo la vexata quaestio dell’accesso ai ministeri ordinati (diaconato, presbiterato ed episcopato), come testimoniano, da un lato, la decisione del Sinodo appena concluso di ’congelare’ sostanzialmente il problema, e, dall’altro, le ultime contestazioni incassate dal Papa in Belgio. Qui Francesco ha controbilanciato le spinte da sinistra, asserendo che la Chiesa «non è una multinazionale» e contestando «un femminismo esagerato».

Se ne ricava che anche sulla parità di genere il Pontefice ha finito per inaugurare tanti, troppi cantieri insperati col rischio di lasciare i progetti a metà del guado. Nello specifico, la richiesta di aprire alle donne i ministeri per avvicinarle all’altare – là dove è l’Eucarestia, fonte e culmine della vita cristiana – sta palesando le contraddizioni di questo papato, fra sprono alla ricerca teologica, con tra l’altro l’istituzione di due commissioni di studio sul diaconato femminile nel 2016 e nel 2020, eredità ostativa wojtyliana, pregiudizi – vedesi il chiacchiericcio prerogativa femminile, a sentire il Papa – e linguaggio antiquato.

Sul ripristino delle diaconesse, presenti nella Chiesa nei primi secoli, a maggio Francesco alla Cbs ha espresso la propria contrarietà a qualsiasi ipotesi di ordinazione diaconale delle donne. Al Sinodo in materia non si è deciso nulla, anche se nel Documento finale, reso operativo dal Papa, si afferma che la questione, non solo "resta aperta”, ma è meritevole di essere approfondita. Un passettino in più rispetto alla contrarietà (per il momento) espressa nella relazione intermedia del Gruppo di studio sui ministeri a latere dell’assise. Quella finale è attesa entro giugno.

Al Sinodo, non solo sulla parità di genere, dopo le polarizzazioni del 2023, quest’anno ha prevalso l’invito all’ascolto reciproco, quasi a temere l’assunzione di decisioni delicate in una fisiologica dialettica fra maggioranza e opposizione che vi fu anche al Concilio Vaticano II. Tuttavia, nonostante il rischio di un forzato irenismo, per il diaconato femminile s’indovina in un futuro prossimo un ripristino fuori dall’ordine sacro. Almeno all’inizio.