Roma, 31 ottobre 2018 - La commissione affari costituzionali del Senato ha licenziato il dl sicurezza, che lunedì sarà dunque in Aula. Pd e LeU hanno abbandonato per protesta i lavori, mentre Forza Italia si è astenuta perché giudica "troppo light" alcune norme (come ad esempio quella che regola la possibilità per i sindaci di gestire il fenomeno migratorio e quelle sull'ultilizzo del velo da parte delle islamiche).
Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, però esulta. "Nessuna polemica e maggioranza compatta nel nome della sicurezza. Dalle parole ai fatti!", scrive il capo del Viminale su Twitter. Gli fa eco il sottosegretario Nicola Molteni. "Dai lavori di questa Commissione esce una maggioranza assolutamente compatta e omogenea che ha votato insieme oltre 800 emendamenti, senza alcuna dissonanza - dice -. Posso assicurare che oggi non ci sono stati problemi politici, ma solo tecnici". Ai cronisti, che gli chiedono se il governo intende porre la fiducia, risponde: "Dopo tre giorni di intenso lavoro posso dire che ci saranno delle valutazioni che devono essere fatte".
Il via libera è comunque arrivato al termine di una giornata caratterizzata da diversi 'stop and go' e rinvii per rallentamenti in commissione Bilancio, ma secondo le opposizioni i rallentamenti nasconderebbe "problemi politici interni alla maggioranza". Il tema è la contrarietà dei senatori 'dissidenti' M5s al decreto 'targato' Lega, anche se la senatrice Paola Nugnes ha detto che la "valutazione finale sul decreto sarà fatta in aula". "Nell'assemblea tratteremo tutti i temi ma non è prevista alcuna espulsione", ha chiarito il vicepremier Luigi Di Maio. "Nel Movimento c'è una linea e un programma inserito nel programma di governo; chi non lo vota si assumerà le sue responsabilità". Dall'altro lato però Fratelli d'Italia punta il dito proprio contro i pentastellati perché - a loro dire - il testo approvato "è troppo morbido" e "frutto di un compromesso al ribasso della Lega con il M5s".
Intanto un altro fronte si apre sul tema prescrizione, la cui riforma è già stata ampiamente annunciata dal ministro della Giustizia, il pentastellato Alfonso Bonafede. La proposta di modifica prevede che il corso della prescrizione rimanga sospeso "dalla pronunzia della sentenza di primo grado o del decreto di condanna fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o della irrevocabilità del decreto di condanna". Quindi anche in caso di assoluzione in primo grado e per qualsiasi tipo di reato. Ma dal Carroccio è il gelo.
DI MAIO - Dal canto suo il vicepremier pentastellato tranquillizza i suoi 'ribelli': "Non è prevista nessuna espulsione. Nel M5S c'è una linea e c'è un programma. È sempre successo che ci siano posizioni diverse prima del voto e dopo. I ranghi sono serrati". Di Maio, a Torino per un tavolo sul futuro della Comital, smentisce così il rischio espulsione per i parlamentari pentastellati che nelle ultime ore hanno espresso dubbi sul Dl Sicurezza.