
La discarica fantasma
Palazzuolo sul Senio (Firenze), 27 marzo 2025 – Aveva 22 anni Giancarlo Grifoni, quando sulla Faentina verso il passo della Colla e poi della Sambuca salivano i camion della nettezza. Era l’inverno di inizio 1971. E i camion attraversavano le strade di Mugello e Alto Mugello per gettare in una delle scarpate della vallata del Rovigo tonnellate di rifiuti della città di Firenze. Non c’era Facebook, non c’era WhatsApp, ma anche allora le notizie correvano. E subito a Firenzuola come a Palazzuolo, a Razzuolo – frazione montana di Borgo San Lorenzo – sulla strada della Colla, fino ad Imola, ci fu chi ribellò a questa improvvisa e gigantesca esportazione di rifiuti. Il giovane Grifoni – ora pensionato, ex funzionario della Coldiretti – fu tra i protagonisti della protesta. Adesso i ricordi tornano fuori, riaffiorati d’improvviso, come quella massa di rifiuti che una frana, durante l’ultimo fine settimana di maltempo, ha riportato alla luce.
Grifoni, cosa accadde con la storia dei rifiuti di Firenze?
“Eh, a quei tempi la si chiamava spazzatura… Io ero entrato a lavorare alla Rifle come operaio, nell’azienda Cofigi, del gruppo Fratini a Firenzuola. Ricordo che andavamo a imparare il mestiere, ogni giorno un autobus da Palazzuolo ci portava a Firenzuola. Una mattina i colleghi ci dicono: ‘Stanno scaricando la spazzatura alle sorgenti del Rovigo’. Loro occuparono il municipio, noi per chiedere di fermare questo scempio decidemmo di fare lo stesso a Palazzuolo, dove la notizia non era arrivata”.
E come andò?
“Entrammo in Comune, gli amministratori non c’erano, c’erano gli impiegati, che ci lasciarono fare e se ne andarono. Non c’eravamo solo noi operai Rifle, ma anche vari abitanti di Palazzuolo, saremmo stati una ventina. Poi alcuni di noi andarono alla Sambuca mentre i camion scaricavano. Ci fu caos, arrivarono i carabinieri”.
Ma lo scarico sotto la scarpata non durò a lungo, vero?
“Ci fu un’interrogazione parlamentare, Imola protestò, protestavano a Razzuolo, a Firenzuola, a Palazzuolo, la cosa venne presto sospesa, lo scarico fu bloccato, e non tornarono più. Si dice che allora che non c’era la sensibilità ambientalista, ma evidentemente non era del tutto così, la gente reagì. Durò pochi giorni, forse una settimana, forse meno. Ma era impressionante la fila dei camion che scaricavano. Avevano previsto di portare qua fino a 600mila tonnellate di nettezza. Per fortuna ci si fermò a qualche migliaio”.
Fu l’unico sito di scarico?
“Non ne sarei certo. Resto convinto che un’altra discarica, lì vicino, ci sia. Pensavo di capirlo dalle foto che feci quel giorno e che ho ritrovato, ma non riesco a identificare il luogo”.
Qual è il pensiero che affiora?
“È stato un gravissimo errore, il peggiore che potessero fare. Ok, a Firenze c’era l’emergenza rifiuti. Ma è da matti portare la nettezza in una zona come il Rovigo, che era già una meta per chi amava le camminate nella natura, venivano soprattutto dalla Romagna, gamberi e trote del Rovigo erano famosi, la zona era bellissima anche allora”.
Ce la faranno a ripulire?
“Mah. Quando ora prendi in mano una di quelle buste di plastica bloccate dai rami nel fiume, si polverizza, troppi frammenti, troppi materiali. Alla prossima piena, arriva tutto in Romagna. E la stagione turistica sul Santerno, la Rimini dell’Appennino, rischia grosso”.